Le tristissime vicende relative a stupri e violenze con diversi protagonisti (di tutte le nazionalità e di tutte le professioni) hanno ribadito – in tema di comunicazioni – l’ampiezza emergenziale del fenomeno di organi di informazione che fanno dell’istigazione all’odio la propria linea editoriale. Inutile girarci attorno: mentre una sempre più esigua “intellighenzia” sedicente progressista si straccia le vesti, la massa applaude e segue l’onda.
Può bastare ad arginare non solo le fake news ma anche e soprattutto il veleno razzista il ricorso ad un organo superiore che attesti la veridicità della notizia? La prerogativa, oltre che filosoficamente scarsamente fondata, fa subito pensare a un ministero orwelliano ed è bene che venga messa da parte. Al di là delle buone intenzioni. Dovrebbe bastare il potere dissuasivo di qualche buona causa per diffamazione (non strumentale), un ruolo meno evanescente dell’Ordine dei giornalisti (a che serve sennò?) e – chiedo venia per l’ingenuità – un lavoro di lunga durata educativo e formativo nelle scuole e tra i giovani.
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