Approda anche a Forlì il “Prisoner 709” tour di Michele Salvemini rapper, cantante e autore di origini pugliesi, a noi tutti noto come Caparezza. Il PalaGalassi registra il tutto esaurito per venerdì 9 febbraio, si prevede quindi una serata indimenticabile per coloro che sono riusciti ad accaparrarsi i biglietti per lo spettacolo. Poesia, musica d’autore, una voce unica e voglia di far casino, tutto questo nello stesso momento.
Da Mikimix a Caparezza. Nato nel 1973 a Molfetta, in provincia di Bari, comincia il suo cammino musicale a metà degli anni ’90. Nel 1995 ci fu il primo tentativo di partecipazione al Festival di Sanremo per la sezione “Nuovi Talenti”, che però non andò a buon fine. Amareggiato, ma non sconfitto, si ripresentò l’anno successivo, in cui riuscì a partecipare nella medesima sezione. Dopo questo primo traguardo, vi fu la metamorfosi da Mikimix in Caparezza (testa riccia nel dialetto di Molfetta). Il bruco si chiude nel suo bozzolo per evolvere in una magnifica farfalla, il mondo ringrazia.
“Verità supposte” esce nel 2003, ed è il secondo lavoro in studio di Caparezza, ma sarà l’album che segnerà la metamorfosi definitiva. La canzone “Fuori dal Tunnel” aveva fissato uno standard nel mondo della musica rap italiana, ma allo stesso tempo non era quello. Il racconto di un ragazzo che non ha intenzione di emulare gli altri e che non intende abbassarsi a certe mode solo perché “fa figo”. Non si trattava del banale rap mainstream che cantava di tematiche trite e ritrite, “Fuori dal tunnel”era, ed è ancora, originale e splendidamente diversa. Il programma televisivo “Zelig”, che in quegli anni era molto seguito, decise persino di utilizzarla come sigla iniziale nell’edizione del 2004.
I testi toccano argomenti profondi, che spaziano da un tema all’altro con una rara, ma voluta sensibilità. Chi, come Michele, ben si destreggia con carta e calamaio, utilizza le parole a proprio piacimento e in modo estremamente consapevole. Non a caso, Caparezza quando ha voluto, ha saputo criticare aspramente tante questioni: mode, comportamenti e personaggi disonesti. Caparezza è così, parla chiaro e senza mezzi termini, forse è proprio questo a far di lui un personaggio così controverso ma allo stesso tempo così apprezzato.
“Uno schiavo ritratto in un contratto controproducente”, è il modo in cui Caparezza descrive se stesso, rispondendo a chi lo accusa di essersi piegato alle logiche del mercato o di esser stato poco coerente con il progetto iniziato con lo pseudonimo di Mikimix. Egli non disconosce il proprio passato, ma ne prende le distanze, cosa che traspare fra le righe di molti testi contenuti soprattutto nell’album del 2006 “Habemus Capa”. La sua carriera continua con altri successi tra cui la partecipazione nel film “Che bella giornata”, in cui interpreta se stesso, è ospite fisso al concerto del Primo maggio e nel frattempo continua la sua produzione musicale. Spesso però, quando tutto sembra andare a gonfie vele, il fato è dietro l’angolo nell’attesa di mettere in atto il suo tranello.
Se arriva Larsen te lo devi tenere. La scintilla che porta alla nascita di “Prisoner 709”, uscito a settembre 2017, è una crisi di autostima derivata dallo spiacevole incontro con l’acufene. Si tratta dell’effetto Larsen, o feedback acustico, ovvero quel fischio prolungato che a volte riecheggia nelle orecchie dopo aver passato troppo tempo in un ambiente rumoroso. Trattandosi di un artista che fa della musica il proprio mestiere, abituarsi a convivere con un problema di questo tipo, di cui non esiste cura, ha portato Michele ad affrontare gravi insicurezze che hanno messo in discussione il suo futuro da artista. Vivere la permanenza nel proprio corpo, come la vita di un detenuto dentro ad una prigione da cui non vi è via di fuga, ecco come lui stesso ha descritto la spiacevole sensazione con cui si è trovato più spesso a fare i conti. La prigione però, a volte è solo una condizione mentale e per uscirne non bisogna dimenticare quello che ci fa stare bene.
Così la musica, fedele compagna di vita di Michele, si trasforma nella chiave che gli permetterà di evadere dal carcere che lui stesso ha costruito e di comporre un album carico di rabbia da sfogare e con basi musicali forti e incisive. Il titolo “Prisoner 709” è figlio di tutte queste emozioni: timidezza, estro, paura, insicurezza e infine, una nuove grande consapevolezza.
Aspettiamo con ansia la data del 9 febbraio per vedere Capa scatenarsi sul palco del PalaGalassi a Forlì con la sua coinvolgente energia.
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