Sta tornando il clima infuocato degli anni Settanta. Oggi tutti quotidiani nazionali danno l'allarme. Basterà?
“Nostalgia criminale”, questo il titolo dell’apertura di prima pagina di Avvenire di oggi. Spesso il quotidiano della Cei per l’argomento principale fa scelte diverse dagli altri giornali. Questa volta no. Come tutti gli altri ha messo al centro dell’attenzione il problema dell’impennata di violenza che c’è attorno o a margine della politica. Qualcosa che, a tutti gli analisti, porta alla mente quello che succedeva negli anni Settanta. È per quello che ritengo indovinato il titolo “Nostalgia criminale”.
Sono preoccupato. Chi ha attraversato gli anni Settanta e visto cosa succedeva non può non esserlo vista la recrudescenza dei fenomeni violenti che girano attorno alla politica. Quando poi si arriva ad imbrattare la la lapide di via Fani io credo che si sia toccato il fondo.
Non voglio essere allarmista, ma ritengo molto importante che si tenga molto alto il livello di attenzione perché condivido quello che Mattia Feltri scrive su La Stampa: si inizia sempre dalle schermaglie. Quindi antenne dritte e massima attenzione agli opposti estremismi perché, è sempre meglio prevenire che curare.
Ma perché sta succedendo tutto questo? Ha ragione anche chi ritiene che nelle cose della vita ci dia una ciclicità che difficilmente si può fermare. Però è anche vero che nulla viene per caso. Ci sono sempre uno o più motivi scatenanti. Ed ha ragione Ezio Mauro (Repubblica) ad indicare la marginalità sociale” come motivo scatenante. Quasi sempre, del resto, il malessere è la scintilla. Il problema è non soffiare sul fuoco. Invece è l’esatto contrario di quello che sta succedendo. Purtroppo non aiutano nemmeno i social. Anzi.
Significativa, in tal senso, è la notizia riportata nei giorni scorsi dall’edizione di Cesena del Corriere Romagna: su Facebook era stata postata la foto di un uomo di colore che aveva due biciclette. A quel povero signore ne sono state dette di tutti i colori e sono state mosse moltissime accuse. Eppure era “colpevole” solo di portare a casa la bicicletta che aveva acquistato regolarmente. Però era nero e con due biciclette. Quindi…
Forse stiamo esagerando. Sia chiaro, nessuno (io per primo) predica il buonismo. Sono sempre stato convinto che chi sbaglia deve pagare, e nessuno mi farà cambiare idea. Nello stesso tempo non colpevolizzo chi giudica un errore le nostre politiche sull’immigrazione (solo per citare il caso l’esempio più lampante). Però serve buonsenso. Bisognerebbe partire da un presupposto: chi ha un’idea diversa è un avversario, non un nemico.
Secondo me, una buona dose di responsabilità ce l’ha la politica. Dovrebbe essere un po’ più responsabile. Soprattutto nei toni. Però è fatica sperare in un sussulto quando ormai si vede tutto e il contrario di tutto. Emblematico è il fatto che buona parte di questo ultimo scorcio di campagna elettorale sarà caratterizzato dalla lotta contro l’alleato. Attenzione però: non sempre il fine giustifica i mezzi.
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