Comincia a prendere corpo nelle aziende medio grandi, mentre in quelle più piccole è meno conosciuto
Esiste in Romagna un Welfare aziendale diffuso? A questa domanda si è cercato di rispondere con una giornata di studio che ha riunito a Cesena Fiera oltre 150 aziende romagnole, consulenti, rappresentanti delle istituzioni, associazioni di categoria e sindacati impegnati a fare il punto sull’argomento. Il convegno Romagna Welfare organizzato da Media Consulting, azienda cesenate attiva nel campo del web marketing e della comunicazione integrata, si è tenuto oggi, 24 febbraio, a Cesena Fiera ed è stato anche l’occasione per analizzare i risultati di uno studio realizzato attraverso interviste e questionari su un campione rappresentativo di aziende romagnole, tra le più importanti per numero di occupati.
Sessantacinque le aziende che hanno aderito allo studio, il 75% delle quali con più di 50 dipendenti. Rappresentati tutti i settori più significativi: il meccanico (30,8%), agricolo-agroindustriali (17,9%), produzione (12.5%) e servizi (15%), ma anche commercio, edilizia, consulenza.
La prima domanda era finalizzata ovviamente a sondare il quesito iniziale, sulla diffusione più o meno significativa di un Welfare aziendale in Romagna. Il 53,8% delle aziende dichiara di avere già realizzato azioni di welfare aziendale. Dalle risposte fornite emerge dunque che il welfare aziendale è uno strumento già conosciuto in Romagna, soprattutto se ci riferiamo alle aziende con più di 50 dipendenti. Tutte dichiarano di aver una forte intenzione all’implementazione per i prossimi anni. Oltre il 60% anzi dichiara di volerlo fare già dal prossimo anno. Le Aziende che hanno già sperimentato, anche se parzialmente, strumenti di Welfare hanno dichiarato di apprezzarlo in percentuale molto alta (90% del campione).
Nelle piccole e medie imprese il welfare aziendale è meno conosciuto e meno praticato. Solo il 14% dichiara di averlo intrapreso. Non mancano esempi virtuosi di implementazione di strumenti riconducibili al Welfare, anche se non inquadrati in un percorso vero e proprio aziendale. Per questo tipo di aziende c’è ancora molta strada da fare. Fondamentale sarà il ruolo delle Associazioni di Categoria e dei Consulenti del Lavoro nel diffonderne la conoscenza e le possibilità offerte dalla normativa.
Quali sono le motivazioni che hanno portato ad avviare percorsi di welfare? Dallo studio emerge che le Aziende che hanno strutturato un piano di welfare aziendale o anche singoli strumenti, sono state mosse principalmente dall’idea di migliorare la soddisfazione dei lavoratori e il clima aziendale (95%), di incentivare la produttività (57%), di fidelizzare i lavoratori (61%), infine una parte anche per convertire i premi di risultato usufruendo dei benefici fiscali.
Ricordiamo che il welfare aziendale può essere declinato utilizzando diverse modalità nell’ambito di un sistema di premi, beni o servizi di utilità destinati al lavoratore e ai suoi familiari. E’ normato prevalentemente dall’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR) e sono previste opportunità di detassazione e di utilizzo aggiornate con la Legge di Stabilità 2016 e 2017.
Sulle scelte operate dalle aziende romagnole lo studio evidenzia alcuni ambiti principali di intervento welfare: riguardano la formazione dei dipendenti per oltre il 50%, analoga percentuale per il sostegno economico ai dipendenti e loro familiari, le attività in campo ricreativo, culturale e tempo libero che raggiungono il 42,9%, attività di conciliazione vita – lavoro e sostegno genitoriale (42,9%), polizze assicurative, previdenza e sanità integrativa, sostegno all’istruzione di figli e familiari del lavoratore (33%)completano il quadro.
Al momento solo un quarto delle aziende interpellate ha dichiarato di utilizzare servizi e fornitori esterni all’azienda come ad esempio le piattaforme web, così come contemplato dalle recenti modifiche normative. Ma l’orientamento emerso è la volontà di utilizzarle maggiormente.
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