Non so quale sarà il nuovo governo. Ma si sono create tante e tali aspettative che qualsiasi esecutivo rischia andare a sbattere. Resto dell'idea che la politica economica è fatta di piccole conquiste quotidiane
Ho molti difetti, ma non sono tafazziano. Quindi non farò mai il tifo contro il mio paese. Perciò mi auguro che i risultati del prossimo governo siano positivi, anche se si tratterà di un esecutivo che non ho votato. Però non sono ottimista.
Innanzitutto però bisogna capire chi ci governerà. Al momento l’ipotesi più probabile è di un’alleanza fra centrodestra e 5Stelle. Però Di Maio frena. Ha detto: “Un conto è l’elezione dei presidenti (Camera e Senato ndr), un altro il governo”.
Indubbiamente c’è molto tatticismo, ma anche tanto sano realismo. È fuori di dubbio che un abbraccio col centrodestra è pericoloso per i pentastellati. Lo dimostrano le prese di posizione che ci sono sul web. Forse sarebbe meglio dire i mal di pancia. Uno dei più significativi è quello di Vittorio Valletta, che pare tarantolato. Inoltre ai vertici dei 5Stelle non sarà sicuramente sfuggita la posizione di Marco Travaglio. Il direttore de “Il fatto quotidiano”, giornale da sempre più vicino ai grillini, è pronto a far le barricate contro un accordo con il il centrodestra. Poi ci sono da considerare i pruriti di Giggino. Di Maio vuol fare il premier e Salvini anche.
Come andrà a finire? Bella domanda. Io credo che l’ipotesi di un accordo 5Stelle/centrodestra resti l’ipotesi più probabile. Ma non ci scommetterei nemmeno un euro.
Il problema, a mio avviso, è un altro. Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo governo (qualunque esso sia)?
Poco. Molto poco. E, aggiungo, purtroppo. Naturalmente spero di sbagliarmi. Ma io credo che quando si affronta questo tipo di ragionamento serva fare una buona dose di realismo.
Fino ad ora ci è stato raccontato tutto e il contrario di tutto. Va bene. Fa parte del gioco. Ma adesso serve passare alla fase due. Quella del governo. E qui arrivano i nodi.
Immagino che, per prima cosa, il nuovo governo farà qualche provvedimento nazional popolare. Qualcosa, ad esempio, su vitalizi e immigrazione. Però non cambierà niente: sarà fumo negli occhi. L’aspetto fondamentale resterà la politica economica. È quella l’architrave. E la situazione dell’Italia è sotto gli occhi di tutti: altissimo debito pubblico (speriamo lo spread resti basso), clausole di salvaguardia (per evitare l’aumento dell’Iva), possibile manovrina di primavera.
Dall’altra parte, su dove trovare i soldi, ho sentito le solite ricette: tagli agli sprechi, lotta all’evasione fiscale e sforamento della clausola del tre per cento. Insomma, niente di nuovo. Ma non perché non ci siano le idee. Ma perché quella è la strada da battere. Il problema è che, secondo me (spero di essere smentito) non ci sono le condizioni per determinare quella svolta repentina necessaria per dare quelle risposte immediate a quelle persone che, avendo di fronte solo delle incertezze, hanno riposto la loro fiducia su Salvini o Di Maio. Così come quattro anni fa avevano fatto con Renzi.
Il problema è che ora non si potrà dirgli: guardate che non si può avere tutto e subito. E che per risollevare il paese serve una politica di prospettiva, fatta di piccoli passi, di conquiste quotidiane e, ancora, di sacrifici.
Io però sono anziano. Probabilmente un po’ troppo (me ne rendo conto anche quando vado a correre) e può darsi che abbia una visione superata della politica, in particolare di quella economica. Quindi sono pronto ad essere stupito. Nel caso, non sarebbero necessari gli effetti speciali.
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