Le Brigate Rosse insanguinarono anche la Romagna, non tutti forse se lo ricordavano. Nell’anno in cui ricorrono i 40 anni del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro a Roma, cade anche il 30esimo anniversario del barbaro omicidio a Forlì del senatore Roberto Ruffilli, anch’esso della Dc. Dieci anni dopo la morte di Moro, quando l’Italia si era lasciata alle spalle faticosamente la scia di sangue che l’aveva attraversata da nord a sud per tutti gli anni ’70, in un pomeriggio di inizio primavera, il 16 aprile 1988, le Br ammazzarono anche il professor Ruffilli. Pochi giorni prima era nato il nuovo governo presieduto da Ciriaco De Mita, che lo stesso senatore romagnolo aveva contribuito a sostenere.
Appena rientrato nella sua casa forlivese da un convegno in città, Ruffilli fu sorpreso dai brigatisti Stefano Minguzzi e Franco Grilli, che travestiti da postini, suonarono alla porta della sua abitazione con la scusa di recapitargli un pacco postale; entrati nell’abitazione, lo condussero nel soggiorno, dove lo fecero inginocchiare accanto al divano per poi ucciderlo con tre colpi di pistola alla nuca.
Negli anni Ottanta la vita di studioso di Ruffilli si intrecciò con l’impegno diretto nella vita politica. Dapprima entrò a far parte del “gruppo di lavoro” del segretario della Democrazia cristiana, Ciriaco De Mita (come suo consigliere per le riforme istituzionali). Nel 1983 accettò di candidarsi al Senato della Repubblica, dove venne eletto nelle file della Dc. Anche a Roma, Ruffilli mantenne il suo stile semplice e sereno, di intellettuale discreto, di persona mite e attenta ai problemi e alle posizioni di tutti.
Lunedì 16 aprile a Forlì è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordare la figura di Roberto Ruffilli. Mattarella ha visitato la fondazione Ruffilli, che ha sede nell’abitazione, ed è rimasto in raccoglimento nella stanza dove il professore fu ucciso.
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