"Tutto questo ti darò" di Dolores Redondo è uno dei finalisti del Bancarella
Mi aspettavo di più. Non tanto o non solo perché è un finalista del Bancarella. Ad alimentare le attese era soprattutto il blasone di Dolores Redondo. Con “Tutto questo ti darò” (570 pagine) però non si è superata e, a mio avviso, è stata al di sotto dei precedenti lavori.
Sia chiaro, non si può dire che il libro sia brutto. Soprattutto è di facile lettura. L’autrice scrive bene. Questo è indubitabile. Lo stile è notevole. La scrittura è fluida. I personaggi sono definiti bene. Così come i paesaggi. L’introspezione psicologica è valida e credibile.
Indovinata anche l’idea di far ruotare la storia attorno alle tradizioni radicate dell’aristocrazia terriera della Galizia. Anche il tema dell’omosessualità, che è centrale nel racconto, è stato trattato con il dovuto equilibrio.
Dopo un buon inizio, non mi ha entusiasmato l’articolazione della storia. Sì ha l’impressione che il buon avvio sia in parte vanificato dalla volontà di voler infittire la suspense. Non dico che si destabilizzi il clima pacato. Ma diminuisce la sobrietà letteraria. L’autrice scivola in una trama con passaggi assurdi o inverosimili.
Inoltre già a metà lettura si capiva come poteva essere il finale. E la rosa dei colpevoli era molto ristretta. Magari non si prevedevano tutti quei morti, diversi dei quali non erano indispensabili. Inoltre più di una volta si registrano lungaggini che si trascinano un po’ stancamente.
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