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Cooperative per i dati

È una buona idea quella di Vanni Rinaldi, Responsabile Innovazione Legacoop nazionale, che sul Sole 24 Ore del 6 aprile rilancia l’idea di gestire i dati in forma cooperativa.

«È infatti chiaro, ormai a tutti, che quando un utente ottiene gratuitamente un servizio, che sia in rete o no, l’utente stesso deve offrire qualcosa in cambio», scrive Rinaldi, e quel qualcosa è l’estrazione e la vendita dei dati prodotti dalla nostra interazione con la rete e i suoi contenuti. Inoltre, non essendoci per i social media una regolazione ad hoc, «non c’è alternativa di modello ad esempio tra servizio pubblico e privato, e quindi, cosa ancora più grave, non c’è competizione, ma evidente monopolio”.

Allora cosa fare? A fine maggio entrerà in vigore in tutta l’Unione europea il nuovo regolamento sulla privacy (Gdpr), avremo più potere sui nostri dati, ma singolarmente il potere contrattuale sarà comunque pari a zero. Da qui l’idea di Rinaldi. «Gli utenti europei della rete potranno associarsi in forma cooperativa per autotutelarsi nei confronti dei social network chiedendo loro la restituzione dei dati digitali e negoziando la messa a disposizione di questi dati a chi vorranno, ricavandone un ritorno economico. Il movimento cooperativo può avviare un grande processo di consapevolezza delle scelte e dei diritti che sono in gioco per l’utente digitale. Questo equivarrebbe grosso modo alla funzione svolta con successo nei due secoli precedenti, per tutelare e rafforzare le classi deboli, contribuendo a trasformarle in imprenditori e consumatori consapevoli dei loro diritti».

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