Il post del giornalista Gian Paolo Castagnoli su Facebook
Questo il post di Gian Paolo Castagnoli, giornalista cesenate. Parla del 25 aprile.
Ieri, in un bel pomeriggio di sole e di festa alla rocca, ho ascoltato uno splendido neologismo: “indifferentismo”. Lo ha coniato Ines Briganti, nel discorso che ha fatto in occasione delle celebrazioni per la Liberazione, per mettere l’accento su uno dei grandi mali del nostro tempo. L’indifferenza dilagante è figlia del qualunquismo, madre dell’ignoranza, sorella del disimpegno. E poco a poco, silenziosamente, diventa il buco nero delle coscienze, la tabula rasa della ragione e finisce per scatenare mostri di cui sono piene tante pagine della nostra storia.
Perciò Ines Briganti ha invitato tutti a ricordare che dopo il 25 Aprile c’è anche un 26 Aprile da riempire con gli stessi ideali. In fondo, è quello che fecero anche quegli uomini e quelle donne che 73 anni riportarono l’aria della libertà e della pace in un Paese sepolto sotto le macerie e soffocato dai gas tossici del nazifascismo. Al superamento di quegli incubi seguirono l’addio alla monarchia, una meravigliosia Costituzione, la ricostruzione, il consolidamento della democrazia.
Certo non sono mancate pagine nere, come il terrorismo e corruttele varie, ma per decenni c’è stata una società che, pur con tanti limiti ed errori, tutto era tranne che “indifferentista”. Già da diversi anni le cose sono cambiate, e la colpa principale l’ha la mia generazione, che è stata incapace di tenere vivo quel fuoco. È arrivata la famosa società liquida, con i suoi disvalori, i dilaganti noi-loro, gli smisurati io, la perdita della memoria, il “che me ne frega”, il predominio dell’avere sull’essere, la vittoria dell’immagine sulla sostanza.
Siamo diventati tutti barchette isolate le une dalle altre, che stanno affondando in mezzo alla tempesta, senza più porti dove ripararci. Perciò quest’anno ho deciso di seguire il consiglio di Ines Briganti: il mio post di buon 25 Aprile lo faccio oggi, augurando a tutti noi un buon 26 Aprile.
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