Il Pd di Cesena, attraverso il suo segretario, prende una posizione netta e precisa in merito alle trattative sulla composizione del governo
Bene il dialogo programmatico con il M5S, ma la decisione se partecipare al governo sia affidata ad un referendum fra gli iscritti. Questa, in estrema sintesi, la posizione del Pd di Cesena. È contenuta in un documento firmato dal segretario Matteo Marchi.
Il mandato esplorativo affidato dal Presidente della Repubblica a Roberto Fico aveva un indirizzo ben preciso: verificare la possibilità di veder nascere un governo che in Parlamento possa contare sulla fiducia di M5S e PD. Sulla base di questo, il Presidente della Camera ha avviato gli incontri con le delegazioni dei partiti, obbligando ognuno a quel dialogo che rappresenta l’essenza vera della politica.
Bene dunque ha fatto il Segretario Martina ad affrontare a viso aperto questa prova di dialogo con il Movimento 5 Stelle: affermare infatti che sulla base del risultato elettorale il PD si colloca all’opposizione non significa arroccarsi in una posizione di chiusura aprioristica ad ogni confronto, ma indica come la responsabilità della prima mossa spettasse ad altri. In questo Martina si è mosso nel modo giusto, resistendo peraltro alle pressioni di chi, da dentro il Pd, in modo forse infantile, preferisce rinchiudersi in sé stesso, smettendo così nei fatti di fare politica.
Non si deve poi dimenticare che a questo dialogo Pd e M5S sono stati chiamati direttamente dal Presidente della Repubblica, in un percorso altamente istituzionale che non si può di certo evitare.
Che poi questo dialogo sbocchi obbligatoriamente in un governo di coalizione, resta naturalmente tutto da vedere. Ma il PD ha il dovere di sostenere le proprie idee, attraverso specifiche proposte programmatiche.
Martina deve perciò insistere sui 3 temi avanzati nei giorni scorsi: lotta alla povertà (allargare il reddito di inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa); sostegno alle famiglie (introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi); lavoro (introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il Patto per la fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi).
Se, partendo da queste proposte, sarà possibile ottenere uno schema programmatico comune, il PD dovrà decidere che posizione tenere: sostegno ad nuovo governo sì o no? E se sì, con un coinvolgimento diretto nell’esecutivo o attraverso un appoggio esterno?
Come si vede, si tratta di decisioni non banali, che riguardano sia il futuro del nostro Paese sia la natura stessa del PD. Proprio per questo, da Cesena vogliamo rilanciare con forza la richiesta di non limitarsi al confronto solo nella Direzione Nazionale, ma di coinvolgere in queste decisioni tutto il corpo del Partito, attraverso un referendum fra gli iscritti. Posizione questa ribadita dall’Assemblea comunale di Cesena nei giorni scorsi.
Sarebbe questa una prova forte di democrazia interna, grazie alla quale i gruppi dirigenti avrebbero alle spalle la forza per attuare gli indirizzi che la base del Partito ha scelto.
Se, come tutti siamo convinti, questa legislatura dovrà rappresentare un cambio di passo rispetto al passato, diamo sostanza a ciò, partendo proprio dai processi decisionali del nostro Partito. A Cesena non abbiamo mai avuto paura di ascoltare il pensiero dei nostri iscritti e siamo convinti che il nuovo corso del PD nazionale debba ripartire proprio da loro.
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