Bisogna ripensare un nuovo modello di città. Servono delle idee moderne e non più rinviabili
Cesena siamo noi è stata la prima formazione politica a rompere gli indugi in vista delle amministrative del prossimo anno. Lo ha fatto nel corso di un incontro con la stampa. Non è che siano emerse particolari novità. Anzi, molta aria fritta. Del resto non era logico aspettarsi niente di particolare se non sentirsi puntualizzare che non avranno accordi con i 5Stelle e che aprono alle alleanze.
Un segnale che pare aver colto Leu o una parte di se. Non a caso Ermes Zattoni in un’intervista rilasciata a Gianpaolo Castagnoli (Corriere di Cesena) ha aperto ad un avvicinamento con Cesena siamo noi. Ma il dialogo rischia di non essere facile in quanto Zattoni parla di un accordo con forze che “si ritrovino attorno a un programma chiaro non di centrosinistra, ma di sinistra”. Onestamente mi sembra più un messaggio adatto per Potere al Popolo. Vedremo. Ma è chiaro che in questo momento si ragiona molto sulle alleanze.
La parte più interessante però, a mio avviso, saranno i programmi. È lì che mi attendo i fuochi artificiali. Sia chiaro, nessuno deve stupire nessuno. Non servono gli effetti speciali. Per me i fuochi artificiali sono la discontinuità con il Pd. Cosa che, molto spesso, non c’è stata o non ho percepito. Non che i programmi fossero fotocopia, ma si aveva l’impressione che, in molti casi, cambiassero i fattori, ma i risultati fossero gli stessi.
Adesso invece è arrivato il momento di spingere sull’acceleratore. Di mostrare di avere delle idee. Perché le elezioni del 2019 sono, a mio avviso, molto più importanti di quanto non lo fossero state in un passato più o meno recente.
Signori, il mondo è cambiato e continua a cambiare ad un ritmo quasi infernale. E questo ci obbliga a ripensare completamente ad un nuovo modello di città. Soprattutto dal punto di vista economico. Dobbiamo ragionare di qualità del nostro modello di economia. Circa venti anni fa ci aveva provato Edoardo Preger, sindaco di allora. Ma il suo appello rimase lettera morta.
Adesso non abbiamo più tempo. Dobbiamo creare una città più smart e un’economia più high-tech. Ma anche sul commercio e sul turismo dovremo essere capaci di dare risposte ai segnali che arrivano. Ognuno, poi, lo farà tenendo conto delle proprie sensibilità, dei propri valori e della propria cultura.
Però bisognerà farlo. Perché se continueremo a guardarci l’ombelico saremo perdenti.
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