In vista delle elezioni "Energie nuove" stimola il mondo politico a confrontarsi sulle idee. Parte dal presupposto che si debba disegnare la città dei prossimi quindici anni
Un manifesto per la città. È questo il tema dominante del nuovo numero di “Energie nuove”, periodico fondato da Denis Ugolini. L’intenzione è quella di stimolare il dibattito per elaborare delle idee che potranno essere utili alle forze politiche. Forze politiche che il periodico richiama all’ordine quando scrive: non ci possiamo più permettere un tale “spreco” di risorse, se l’obiettivo è costruire qualcosa di importante. E qualcosa di importante si costruisce sulle idee, prima che sugli schieramenti. Leggiamo in queste settimane di inviti ad alleanze (molto spesso “contro”, non certo un inizio promettente) di schieramenti più o meno “civici” (ipotesi ricorrente ogni volta che si avvicinano le elezioni), di pentimenti tutti da verificare.
Poi prosegue: non vorremmo che a molti sfuggisse che la situazione fluida consegna alla politica locale molte incertezze e due certezze: nessuno attualmente ha la forza per dettare le regole del gioco, e nessuno può avere l’esclusiva per l’indicazione del candidato a sindaco. Se questo è lo scenario, si aprono grandi spazi per chi dimostri di avere un progetto per la Cesena del domani.
C’è un mondo trasversale, spesso slegato alle sigle di partito, che ormai ha poco interesse per le categorie destra/sinistra o laici/cattolici e, soprattutto a livello locale, chiede risposte e soluzioni ai problemi, chiede di sentirsi parte di un progetto.
È un ragionamento interessante. Del resto è fuori di dubbio che si debba alzare l’asticella del dibattito. Sono tanti i temi su cui stimolare il dibattito. Ne cito qualcuno.
È indubbio che Cesena sia una città anziana dal punto di vista produttivo. Serve un nuovo modello di sviluppo. Sappiamo che dovremmo essere più high-tech, ma le start up faticano a decollare. Insomma, ci sono le idee, ma quella probabile impresa e quella nuova occupazione non si radica qua. Sembra un cane che si morde la coda.
L’università va bene così o serve una riflessione? Stefano Bernacci, direttore di Confartigianato, suggerisce di ragionare su un Politecnico della Romagna a servizio del comparto metalmeccanico e anche di una clinica universitaria romagnola.
C’è il welfare. Fra qualche anno l’attuale sistema sarà insostenibile. Il problema è complesso, ma il dato principale è che diminuiscono le risorse e aumentano le richieste. Serve giocare d’anticipo.
Poi c’è la cultura che, a mio avviso, dovrebbe andare a braccetto col turismo, altro comparto che può essere fondamentale per il futuro del territorio. Ma potremo crescere se ci rivolgeremo a quello ambientale, sportivo, enogastronomico, artistico e culturale.
Insomma, come si vede, di cose da fare ce ne sarebbero tante. Ed ha ragione chi dice “se non ora, quando”. Innanzitutto perché le decisioni non sono più rinviabili. Il rinnovamento è fondamentale. C’è un foglio bianco da riempire e bisogna farlo al più presto. Inoltre il prossimo anno sarà eletto un nuovo sindaco che porterà in dote un progetto che inevitabilmente dovrà essere a lungo termine. Dovrà avere la capacità di disegnare la città dei prossimi 15/20 anni.
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