L'accordo coi 5Stelle è a forte trazione leghista e il suo leader pare determinato a spingere sull'acceleratore della sua visione sovranista
Una serata sprecata. È quella che ieri sera ho passato per leggere le 40 pagine di accordo firmato fra Lega e 5Stelle. La prima impressione è che sia a trazione leghista. Ma non avevo grossi dubbi. Pur non condividendo nulla o quasi di quello che dice il Carroccio, ho sempre pensato che Salvini e soci politicamente siano enormemente più abili di Giggino Di Maio e compagnia cantante. E, in questa trattativa, si è visto.
I 5Stelle festeggiano per il reddito di cittadinanza. Ma è qualcosa di molto annacquato rispetto a quello che proponevano. È a pagina 22. Prevede un costo di 17 miliardi all’anno. Non sarà concesso all’infinito. Ma per due anni. Insomma, l’impressione è che sia una visione riveduta e corretta della Mobilità o della Naspi, misure dalle quali (ritengo) si dreneranno fondi.
Però c’è un ma. L’accordo recita: “la roadmap di tale percorso prevede preliminarmente il potenziamento dei centri
dell’impiego per poter completare il sistema di sostegno alle famiglie e di reinserimento
nel mondo del lavoro”. Costo: due miliardi. Il che vuol dire che tutto partirà dopo questo restyling, quindi, bene che vada, se ne parlerà nel 2010. Ammesso e non concesso che il governo ci sia ancora.
Ma il problema non è il reddito di cittadinanza, bensì tutto l’accordo. Se tutto va bene siamo rovinati, titolavo due giorni fa. Concetto che ribadisco. Il problema principale non sono i costi, ma la mancanza di coperture. A fronte di una spesa stimabile attorno ai 125 miliardi di euro, ci sono coperture per 500 milioni.
Sulla Flat tax (pag. 11), ad esempio, non si parla di coperture, ma si spera. Non può essere interpretata in altro modo la frase “gli effetti che conseguono sono: maggiore risparmio di imposta, maggiore propensione
al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile tassabile grazie anche al
recupero dell’elusione, dell’evasione e del fenomeno del mancato pagamento delle
imposte”.
Un po’ poco. Posizione che questa mattina è stata espressa in maniera unanime da un po’ tutti i commentatori politici. Fra questi c’è anche Carlo Cottarelli (su La Stampa), economista che, nei giorni scorsi, è stato inserito anche nella lista dei potenziali candidati premier della coalizione Lega/5Stelle.
Come se ne uscirà? Non lo so. Spero nel modo più indolore possibile. Ma, purtroppo, non ne sono certo. Adesso a preoccuparmi è Salvini. I 5Stelle mi danno l’impressione di essere il cagnolino scodinzolante al quale dare qualche contentino. Il leghista invece una strategia ce l’ha. E la sta applicando. È sovranista e vive con fastidio l’appartenenza all’Europa. Credo non sia un segreto. E mi pare molto determinato a centrare il suo disegno che io (ma sono in buonissima compagnia) non solo considero sbagliato, ma estremamente pericoloso per l’italia.
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