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Siamo senza salvagente

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

Momento molto delicato per Cesena. Da una parte i fallimenti. Ma è grave l'azzeramento della Fondazione Carisp e la totale assenza di parlamentari locali

Prima Sapro. Poi la crisi dell’edilizia con il botto anche di colossi. Sulla scia il crac di due banche. Adesso il Cesena calcio che, salvo miracoli dell’ultima ora, sparirà dal panorama professionistico. Su Cesena sembra essersi abbattuta la tempesta perfetta. E potrebbe non essere finita perché scricchiolii se ne continuano a sentire. Ma questa volta gli effetti (si spera e si pensa) non dovrebbero essere deflagranti.

Nonostante tutto il sistema ha tenuto. Il che significa che i fondamentali sono buoni. Ma non si può tirare ulteriormente la corda. L’impressione è di essere vicini al punto di non ritorno per una situazione contingente piuttosto grave.

 

Il crac di cui si parla di più è, inevitabilmente, quello del Cesena calcio. Non solo perché è il più recente, ma perché interessa una società che è il simbolo di una città. È sufficiente pensare al numero di abbonati.

Ma per il sistema le botti più gravi sono stati i crac delle due banche. A partire dalla Cassa Risparmio. Il suo quasi azzeramento è stato uno tsunami sui risparmiatori e sulla fondazione. Nel secondi caso non solo perché si perdono i soldi (circa quattro milioni) che ogni anno venivano immessi nel territorio. Ma anche e perché è completamente depotenziato un organo che  è stato fondamentale per lo sviluppo della città. Università e secante, tanto per fare due esempi, sono figli anche e soprattutto della Fondazione Carisp. A tirare le fila era Davide Trevisani. È vero che era in imprenditore apprezzato e con agganci politici importanti. Ma è chiaro che molto era dipeso anche dalla banca.

Ma non basta. Ora si è creato un combinato disposto che può avere effetti deflagranti. Al quasi azzeramento della Fondazione si unisce l’assenza di parlamentari del territorio. Non ne faccio una questione di colore politico.  Ma è sotto gli occhi di tutti che non ci sono cesenati a Roma. Chi è stato eletto è del Forlivese o del Riminese. Poco importa che la colpa sia di una legge elettorale cervellotica. Il fatto è che siamo un territorio che ha perso buona parte dei suoi salvagente. E questo è indubbiamente molto preoccupante. Soprattutto in prospettiva.

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