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Perché Salvini ha attaccato Saviano?

"Ministro della Malavita" è il titolo di cui si fregiava Frank Costello, uno dei boss del Padrino. Indipendentemente da come la si possa pensare sullo scrittore di Gomorra, il leghista non ne è uscito bene, specie a livello internazionale. Che fine faranno le mitologiche “classifiche mondiali sulla libertà di informazione”? In più, la battaglia sulla figura di Saviano ha riaggregato il centrosinistra. Eppure Salvini è tutto tranne che uno stupido. Allora, perché?

Un giornalista e scrittore di grande esperienza, Stefano Rissetto, ha scritto un notevole ed argomentato post sull’attacco di Salvini a Roberto Saviano. Questa è la mia (lunga) risposta, promessa smanettando sul cellulare mentre portavo a spasso i bambini per la fiera di San Giovanni a Cesena. Mi scuso, ma prima non mi era proprio possibile argomentare meglio e la qualità del testo di Rissetto merita più di quattro frasi sconnesse tra zucchero filato e fischietti. 


La vicenda credo sia nota pure ai sassi, la riassumo per chi è di ritorno da un tour alle Galapagos: il neoministro dell’Interno, ospite di Agora su Rai Tre, ha messo in dubbio la necessità di mantenere la scorta allo scrittore di Gomorra.

 

«Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione».

La risposta non si è fatta attendere. In breve: “Sei il Ministro della Malavita”. Ne è nato un dibattito sui social in cui, come sempre (e come da letteratura scientifica), l’opinione pubblica si è spaccata in due fazioni avverse di tifosi più o meno uguali e contrarie.

Secondo Stefano Rissetto, Salvini ha intercettato un sentimento di odio collettivo nei confronti di Saviano, in particolare del ceto intellettuale, in grossa difficoltà in questo momento. Nel suo ritratto, Saviano è una sorta di miracolato da Super Enalotto, sponsorizzato da forti lobby editoriali, che si è prestato a operazioni spregiudicate di ogni tipo. Questo gesto liberatorio di scorrettezza politica andrebbe paragonato niente meno che alla mitologica scena della corrazzata Potemkin di Fantozzi.

 

Di lui non si parla più per quel che scrive, chi ci abbia provato sottolineando alcuni eccessi di disinvoltura nel metodo è stato lapidato. Di lui si parla per quel che È, e quindi siamo nel campo della metafisica.

 

“Salvini, però, è stato stupido”, conclude il giornalista ligure, “Perché se qualcuno volesse far finire immediatamente la sua carriera politica, adesso saprebbe cosa fare. Si chiama “metodo Albinati”, riferendosi a un altro caso mediatico recente.

Lo scrittore Edoardo Albinati, autore di una frase choc su governo e migranti

Ammetto che non ho elementi per giudicare Saviano al di là del suo personaggio di scrittore antimafia, né per difenderlo di fronte ad accuse così circostanziate. Rissetto sostiene la sua tesi con ampiezza di ragionamento, rimando al suo scritto originale per i dettagli e le eventuali polemiche. Non concordo, ma altri, molto più ferrati di me su vita e opere dell’autore napoletano, possono difenderlo nel merito.

Parliamo di comunicazione e web marketing politico, allora.

Quel che mi lascia davvero in dubbio sono le premesse e la sintesi del ragionamento sulle scelte del capo della Lega. Non riescono a convincere né il semplice cittadino, per quanto “progressista”, né il professionista della comunicazione.

Salvini voleva dare voce al ceto italiano frustrato dal successo immeritato di Saviano? Mi sembra difficile.

Ogni giorno, da quando il governo si è insediato, il segretario leghista è riuscito in modo sistematico a imporre l’agenda della discussione pubblica su argomenti scelti con cura tra quelli in grado di mobilitare il suo elettorato.

How Matteo Salvini is dominating Italian politics, titola “The Economist”

Dal punto di vista tecnico, gli va dato atto, siamo di fronte a uno dei comunicatori più abili della sua generazione. Finché gli algoritmi di Facebook non cambieranno, sarà anche uno dei più visibili e influenti. Ora che tiene sotto controllo anche Rai e Mediaset, dispone di un potere di persuasione senza precedenti. Roba che neppure il Berlusca dei tempi d’oro o il Renzi del “tweet delle 10”, ripreso da tutti i TG, potevano sognarsi.

Fonte: Prima Comunicazione

Salvini domina Tv, Facebook, radio, cos’altro? I dati dei quotidiani sono a picco. Non c’è più contraltare, né bisogno di mediazione per arrivare agli elettori. In questa distopia dickiana che stiamo vivendo basta una diretta dallo smartphone. Altro che calza sulla telecamera e doppiopetto, come nel 1994.

Immagine tratta da: http://riccardocotumaccio.altervista.org/1994-2013-silvio-berlusconi-il-fu-cavaliere-che-autogol-il-videomessaggio/

Mi risulta difficile pensare che chi studia questo calendario di uscite avesse in mente una elite di persone che sanno coniugare i congiuntivi e conosce Saviano.

Il team social di Salvini sa ciò che pensano “con la pancia” il mio barista e il mio vicino di casa, assai più di quanto potrò scoprire io in una vita di chiacchiere. La profilazione e il programmatic advertising servono a questo. Posso solo immaginare la quantità e qualità di dati a disposizione di una pagina Facebook con 2,5 milioni di iscritti.

Mettiamocelo in testa: il ceto intellettuale italiano è irrilevante in questo momento storico, come testimonia la drammatica classifica delle vendite dei giornali e dei libri.

Se hanno attaccato Saviano, i leghisti sapevano dell’esistenza di un malessere diffuso che aspettava solo di essere acceso. Su questo Rissetto ha ragione.

E’ stato un azzardo enorme, però.

Indipendentemente da come la si possa pensare su Saviano, Salvini non ne è uscito bene, specie a livello internazionale. Stiamo parlando di uno scrittore molto noto all’estero. Uno dei pochi simboli viventi dell’antimafia nel nostro Paese. Che fine faranno le mitologiche “classifiche mondiali sulla libertà di informazione” brandite dai 5 stelle se il ministro dell’Interno sbraita contro il suo principale oppositore come un Erdogan qualsiasi?

Salvini sarà anche un “Padre Pio” creato da Repubblica o un eroe di carta, come diceva Adriano Dal Lago. Non voglio inserirmi in questo dibattito, ma da comunicatore mi chiedo: anche se fosse vero, a cosa serve attaccare pubblicamente un santo?

Salvini è tutto, fuorchè uno stupido, come esordisce lo stesso Rissetto, con cui condivido la provenienza da mondo del giornalismo cooperativo libero e il pensiero a sinistra.

Gomorra è stato tradotto in 52 lingue, la fiction è stata venduta in oltre 130 paesi. È l’unico vero successo mondiale della fiction italiana, dall’America di Trump alla Russia di Putin.

Nelle controrepliche alla sparata salviniana sui social è venuto fuori di tutto, compresi i guai della Lega con la ‘ndrangheta e le strane frequentazioni ai comizi del leader padano, che secondo Saviano a Rosarno teneva in prima fila gli esponenti di una cosca locale e non ha aperto bocca.  «Non ho paura di Salvini, ho già lottato con ’ndrangheta e narcos», ha titolato la Stampa.

In più, la battaglia sulla figura di Saviano ha riaggregato il centrosinistra, dandogli un motivo di unità nel momento in cui ne aveva più bisogno.

Non esattamente un successo politico e di immagine per il lombardo, nonostante una potenza di fuoco garantita da una pagina Facebook seconda in Europa solo a quella della Merkel.

Possibile che Salvini e il suo team non l’avessero previsto? Lo escludo. Sono fior di professionisti, gente preparatissima.

Non c’erano altri argomenti più “sicuri” (e odiosi) da dare in pasto all’odio dei social, tra migranti, rom, zingari e organizzazioni non governative? Ne sono certo. Quali? Lo scopriremo nei prossimi giorni, nei prossimi capitoli di questo “agenda setting” post elettorale.

Dunque, perché?

Non ho risposte certe, ovvio.

Una prima ipotesi è che Salvini abbia voluto mostrare a tutti il proprio livello di egemonia culturale. «Vedete, in questo momento posso dire qualsiasi cosa su chiunque. Sono intoccabile, non c’è nessuno in grado di competere». Stile John Lennon e le dichiarazioni su Gesù (che portarono benissimo ai Beatles come è noto). In pratica, un delirio di onnipotenza. Mi pare davvero strano.

Fonte: http://screenertv.com/news-features/sizzling-saviors-hot-jesus-poll/

All’estero dell’Italia ricordano, sì e no, tre cose: la pizza, gli spaghetti, e la mafia. Una volta erano quattro, ma non ci siamo qualificati per i mondiali.

Diventare il #MinistrodellaMalavita in qualunque consesso al di là di Luino è una macchia orribile anche per chi pensa che il mondo finisca al Brennero. “Minister of the Underworld” non è stato scelto a caso da Saviano: così veniva chiamato il famoso mafioso italo-americano Frank Costello. A proposito di migranti…

Frank Castiglia, alias Costello, il “Prime minister of the underworld”, ministro della malavita per la polizia e la stampa USA, fu tra i modelli di Coppola per il film “Il Padrino” (The GodFather)

«Salvini who?». Diciamo la verità: un incubo. Soprattutto per chi governa insieme a una forza politica che nel suo slogan ha la parola “Onestà” e deve presentarsi ogni due per tre a Bruxelles a trattare su tutto.

Seconda ipotesi. Salvini voleva fare leva sull’invidia sociale e la frustrazione della gente comune?

Questo è possibile.

“Saviano si paghi la scorta” è diventato il refrain del network di gruppi di appoggio leghisti, militarmente compatti sul web nel diffondere le informazioni di stampo sovranista. Io stesso mi sono trovato sul profilo Facebook un commento di questo tipo, condito come sempre da insulti e volgarità. Ma come tattica è deboluccia. Profili di dubbio potrebbero esserci, anche ragionando da sinistra, ricorda Rissetto. Roba per palati troppo fini, per i meccanismi medi di Facebook, a mio parere.

Se dovessero togliere la scorta a Saviano è facile immaginare che ci sarebbero fior di mecenati e di crowdfunding disponibili a pagargliela davvero. Insomma, un disastro di relazioni pubbliche.

Immaginatevi la scena: l’Italia nega la protezione a un giornalista minacciato dalla mafia, i suoi lettori gli fanno da scudo. E Giggino che dice? Beppe? I cronisti giudiziari del Fatto? Una figuraccia cosmica.

E allora perché?

Mi metto nei panni di chi fa le strategie di comunicazione. Solo supposizioni, è chiaro, ma Salvini potrebbe aver giocato d’anticipo su una questione che diventerà presto imbarazzante.

I famosi 48milioni di euro scomparsi? Chissà.

Sapendo che qualcosa uscirà a breve, di fronte alle indagini dell’Espresso – il giornale su cui scrive Saviano – gli spin doctor di Salvini hanno deciso di polarizzare l’opinione pubblica in via preventiva, proprio agendo sul personaggio da cui potrebbero venire le peggiori reprimende.

Un colpo di genio. D’ora in avanti, almeno sul fronte italiano dei social, Salvini e la Lega potranno mettere in dubbio gli eventuali fatti che saranno contestati e rispondere: «Vedete, ce l’hanno con noi, perché abbiamo ventilato di togliergli la scorta».

Potrei sbagliarmi, anzi me lo auguro. Ma se così fosse “Ministro della Malavita” è l’ultimo dei problemi di comunicazione a cui dovrà pensare il ministro dell’Interno da qui a qualche mese. E con lui quella forza politica che continua a gridare il suo desiderio di “Onestà” e tutti noi poveri cittadini di questo paese.

https://www.lavocedinewyork.com/news/politica/2018/03/05/di-maio-e-salvini-le-prime-parole-da-vincitori-lontani-ma-forse-non-troppo/

Oppure, ma qui siamo davvero nel campo della fantapolitica, questo governo avrà vita più breve di quello che tutti immaginiamo, e si stanno costruendo le basi per uno scontro all’interno della maggioranza e per il “dopo”.

Con Luigi Di Maio in una posizione sempre più scomoda, stretto tra un alleato debordante e i rancori della base. Roba da rimpiangere i “pidioti”.

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