A oltre quattro mesi dalla scoppola elettorale continua a galleggiare senza farsi una guida e una linea politica. Serve una reazione forte e immediata
Pd: francamente non ti capisco. Quella adottata più che una strategia mi sembra un’eutanasia.
Dopo la scoppola presa il quattro marzo ci poteva essere solo una reazione: voltare pagina. Invece a tre mesi dallo tsunami elettorale ancora non si è aperta una discussione seria sulle ragioni della sconfitta e sulle strade da percorrere per ricostruire la sinistra. Ed ha ragione D’Alema quando (su Huffingtonpost) dice: “Oggi il Pd è prigioniero di equilibri del suo establishment”.
Quello a cui si sta assistendo è paradossale: Renzi tiene tutto bloccato e intanto più che alla politica pensa ad un programma tv, l’assemblea galleggia e rimanda il congresso al 2019. Nel frattempo in tv c’è un totale stravolgimento delle cose. Di solito è l’opposizione che critica il governo, adesso succede l’esatto contrario e con bordate ad alzo zero. E il Pd: tace o quasi. Con il povero Martina che è capitato in un ruolo che non gli di addice. Il segretario traghettatore è una brava persona e un buon politico, ma non è un leader, non ne ha le caratteristiche. E non è neppure un trascinatore. Il compitino lo fa anche bene. Ma in questo momento servirebbe ben altro: un segretario con personalità e idee chiare.
E pensare che non sarebbe molto difficile contrapporsi a questo governo che, di fatto, non sta governando (oltre agli annunci non fa provvedimenti, il decreto dignità, uno dei pochi fatti, è ancora fermo, le contraddizioni sono all’ordine del giorno) e anche a livello di comunicazione le gaffe non mancano. Quella del forlivese Morrone sul Csm è solo una. E comunque talmente grave che se ci fosse un’opposizione degna di tale nome avrebbe fatto fuoco e fiamme. Ma nessuno dice niente e passa tutto in cavalleria. Ti piace vincere facile, mi verrebbe da dire riferendomi alla maggioranza.
Però il vero problema del Pd è che non c’è una linea politica. Non si è capito cosa dovrà e vorrà essere. Di certo le forze politiche più vitali, nella sinistra europea sono quelle che hanno riscoperto le ragioni della sinistra, quelle di una critica alle iniquità della società capitalistica. Si vuole ripartire da qui, oppure da un soggetto con un’identità liberal-democratica o un partito d’azione un po’ più grande?
Si faccia una scelta, ma in fretta e con estrema chiarezza. Anche perché, ricordo a lor signori, che nel maggio del prossimo anno (fra circa dieci mesi) si voterà di nuovo: Europee e amministrative. Tutto lascia credere che si andrà alle urne lo stesso giorno. Quindi il traino nazionale avrà ancora una volta molta importanza.
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