Sempre più coppie al giorno d'oggi, in particolare coppie giovani, decidono di intraprendere l'esperienza della convivenza. Tale scelta nella realtà in cui viviamo sembra davvero aver sostituito l' Istituzione del Matrimonio, tant'è che tale pratica viene vissuta da molte coppie come una prova per vedere se realmente il loro amore è destinato a resistere oppure, se con la routine della convivenza, verrà a spegnersi gradualmente.
Sempre più coppie al giorno d’oggi, in particolare coppie giovani, decidono di intraprendere l’esperienza della convivenza. Tale scelta nella raltà in cui viviamo sembra davvero aver sostituito l’ Istituzione del Matrimonio, tant’è che tale pratica viene vissuta da molte coppie come una prova per vedere se realmente il loro amore è destinato a resistere oppure, se con la routine della convivenza, verrà a spegnersi gradualmente.
A questo proposito ho intervistato Emma, una giovane studentessa di 23 anni che ha alle spalle una convivenza, nonostante la giovane età.
D: Emma quando hai deciso di intraprendere l’esperienza della convivenza? E quanto è durata?
R: Ho deciso di intraprendere l’esperienza della convivenza all’età di 19 anni mentre frequentavo il secondo anno di Laurea triennale di Psicologia. La convivenza è durata due anni e mezzo; ho intrapreso tale esperienza in una città che non mi apparteneva siccome mi ero trasferita a Siena, città che adoro, per motivi legati allo studio. Il mio più grande desiderio è quello di diventare una psicologa
D: Cosa ti ha spinto a compiere questo importante passo ad un’età così giovane?
R: Come ho detto precedentemente io frequentavo il secondo anno di Università e fino ad allora la mia esperienza con i coinquilini era stata davvero pessima, e questo mi aveva traumatizzata a dir poco.
Ero giunta ad una fase della mia vita in cui mi sentivo stanca di dover condividere le mura domestiche con persone con le quali avevo abitudini di vita molto differenti e di non poter riuscire a creare con loro un legame di amicizia, che non andasse oltre il rapporto formale da “coinquilini”.
In quel periodo frequentavo da pochi mesi un ragazzo, conosciuto a Siena. A differenza mia, lui lavorava in un bar e mi propose pochi mesi dopo la nostra frequentazione di andare a convivere assieme.
Io pensai molto a questo passo perché è una tappa molto importante per una coppia e decisi così di accettare la sua proposta anche per un interesse mio personale.
D: Durante la convivenza si sono presentati dei problemi? E se si, come li avete affrontati?
R: Il primo anno è stato davvero stupendo! Vivere con la persona che ami e poter condividere in due la quotidianità è qualcosa che auguro veramente a tutti, soprattutto all’inizio di una relazione.
Il problema principale tra me e Gabriele, il mio ragazzo, era rappresentato dalla diversità caratteriale e da stili di vita totalmente opposti; io ero una studentessa e lui un barista.
Da queste diversità sono sorte le prime problematiche che ci hanno portato a discutere e a non trovarsi su alcuni aspetti fondamentali di una relazione di coppia.
Io sono una persona molto indipendente, sono alla continua ricerca della libertà, sempre nel rispetto degli altri e volevo semplicemente fare tutte le cose che le mie coetanee facevano, mentre lui con gli orari di lavoro che svolgeva al bar non si poteva permettere di fare grandi uscite.
Mi ricordo che durante gli ultimi mesi della nostra convivenza il clima si era notevolmente raffreddato e tra noi due vi era un vero e proprio “muro comunicativo” che mi impediva di poter risolvere con lui i nostri problemi di coppia.
Questa barriera comunicativa che si era venuta a creare e la nostra diversità caratteriale portò il rapporto a deteriorarsi, ogni giorno sempre di più, e, io, per salvaguardare la mia stabilità psichica, fui costretta a chiedergli di lasciare la casa del nostro nido d’amore. Passarono poche settimane da quel fatto e poco dopo ci lasciammo definitivamente.
D: Ora a posteriori cosa ne pensi della tua esperienza? La rifaresti?
R: E’ stata un’esperienza molto forte, forse prematura, però che rifarei ugualmente. Non cambierei nulla perché attraverso questa esperienza ho compreso realmente le aspettative che ponevo in primis in me stessa e poi nei suoi confronti. Se non si comprendono le nostre reali inclinazioni, secondo me, non ci si riuscirà mai a poter costruire una normale vita di coppia con il partner.
Rifarei questo passo per capire che io e il mio ex ragazzo eravamo incompatibili a livello caratteriale; se ora dovessi intraprendere nuovamente un passo del genere, sarei molto più cauta, anche perché ora penso che la convivenza sia un passo davvero importante e oggi come oggi, nella realtà in cui viviamo, c’è poca sopportazione, poca comprensione e ad una minima discussione o crisi non si è più portati a risolvere i conflitti, come invece succedeva un tempo. Si preferisce fuggire per non affrontare le problematiche che si presentano.
Se dovessi pensare ora di intraprendere nuovamente un passo del genere, lo rifarei tra tanti anni, magari quando avrò un’occupazione stabile e non ci sarà diversità di stili di vita con il mio partner.
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