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Il buonsenso dimenticato

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

Ormai si parla per slogan e non vengono fatti ragionamenti organici sui fondamentali sui quali è necessario intervenire in fretta

Sinistra e centristi possono convivere nello stesso partito? Secondo me sì. Ma a determinate condizioni. Prima di spiegarle però vorrei soffermarmi un attimo sull’ultimo caso delle morti in mare. Ma andando oltre il caso specifico che, di per sé, è molto grave. Forse non ce ne stiamo rendendo conto, ma stiamo metebolizzando le morti, comprese quelle dei bambini. La situazione oggi la fotografa molto bene Mattia Feltri nel suo Buongiorno su La Stampa. È disponibile anche nella pagina online del giornale.

 

Ma torniamo al tema della giornata. Non vedo perché non ci debbano più essere e condizioni per un’alleanza fra sinistra e centristi. Così come potrebbe esistere fra centristi e altri schieramenti politici.

L’importante non è la collocazione, ma la chiarezza e la vicinanza di valori. Non si possono fare accordi innaturali. In un quadro organico la sinistra non potrà mai essere alleata dei liberisti. Come i centristi faticherebbero ad andare a braccetto con una sinistra dura e pura. Nessuno è brutto, piccolo, sporco e cattivo. Ma, va da sé, che accordi innaturali è meglio non farli. Difficilmente possono avere una durata.

 

Secondo me il collant è  la socialdemocrazia. Il movimento politico all’inizio guardava a un socialismo vagamente ispirato al marxismo revisionista. Poi si è identificato con il socialismo riformista e con i fondamenti dell’economia keynesiana, accettando,  sostanzialmente, il capitalismo.

Del resto, non si può governare senza tenere conto delle esigenze del mercato. Senza però eccedere. Né da una parte e neppure dall’altra. È vero che il mondo del lavoro è profondamente cambiato. Ma non si può pretendere e pensare che i giovani debbano andare avanti con contratti di pochi mesi e con retribuzioni al di sotto dei mille euro al mese. Nello stesso tempo non va bene vedere aziende sottocapitalizzate. È stato il principale problema del periodo pre crisi, quando molti dei piccoli e medi imprenditori investivano gli utili fuori dalla propria azienda. Ma il mondo produttivo non può neppure essere considerato alla stregua di una mucca da mungere. Inoltre non può andare bene neppure un paese che investe molto meno della soglia minima in innovazione e istruzione.

 

Ma, se ci guardiamo bene, sono problemi  che non hanno colore politico. Del resto se veramente si vuole rifondare lo Stato bisogna partire dai fondamentali. E, molti di questi, hanno una base comune che può essere sintetizzata in un sostantivo: buonsenso (dalla Treccani: capacità naturale, istintiva, dell’individuo di giudicare rettamente, specialmente in vista delle necessità pratiche).

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