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Sul futuro è tornato il pessimismo

Emerge dallo studio della Confesercenti. Non sono molti i segnali positivi. Il ruolo di amministrazioni pubbliche e banche

Non è una situazione tranquilla quella che emerge dalla rilevazione fatta del centro studi di Confesercenti. Il dato più preoccupante: c’è meno fiducia in una ripresa dell’economia. Però c’è un’altra risposta che fa riflettere: il 24 per cento dei commercianti ha fatto ricorso al credito bancario e di questi il 63 per cento lo ha utilizzato per la gestione ordinaria. Una volta era preponderante l’utilizzo della richiesta finalizzata agli investimenti. Ora la situazione si è rovesciata e questo deve fare riflettere.

 

Dal meticoloso lavoro fatto dalla Confesercenti dunque emerge un quadro con molte ombre. Soprattutto una sofferenza delle imprese. Solo il 28 per cento dichiara un fatturato in aumento, ma solo il dodici per cento ha avuto una crescita degli utili. Nel contempo per il 30 per cento delle imprese le cose sono peggiorate.

Non ci sono solo i pessimisti. Il 21 per cento è fiducioso in una ripresa. Ma di questi solo il 14 per cento pensa ci possa essere nel breve periodo. Gli altri la ritengono più diluita nel tempo.

 

Non buoni i segnali anche rispetto alle prospettive occupazionali. Solo il 18 per cento prevede un aumento. E, comunque, solo con formule precarie. Nessuno punta ad un’assunzione a tempo indeterminato.

 

Bacchettato anche il mondo del credito. Per il 31 per cento del campione il rapporto è stato più difficile. Indubbiamente non è poco e serve una riflessione.

Però c’è la sensazione che Cesena abbia una sorta di valore aggiunto: il 40 per cento del  campione ritiene che il territorio abbia risentito meno della crisi. Per il cinque di più e per il 44 come a livello nazionale.

 

Ma cosa servirebbe? Non è indicata una soluzione unica e ci sono anche del sorprese. Una è che dal ventaglio delle risposte non ci sono i parcheggi, l’altra è che “solo” il sette per cento indica come priorità il miglioramento dell’accessibilità al credito bancario.

 

Le risposte più gettonate sono tre (a pari merito): riduzione tasse nazionali,  diminuzione della burocrazia e diminuzione del costo del costo del personale. Tutte tre indicate dal 19 per cento. Un gradino più sotto (13 per cento) la riduzione delle tasse locali.

Confesercenti non si è però limitata a fotografare la situazione, ma ha cercato di avere anche un ruolo attivo elaborando una serie di proposte. Innanzitutto è partita dal presupposto che la new economy è la concorrente più temibile per cui servirebbe un intervento strutturale a sostegno delle piccole e medie imprese di commercio e turismo. Alle amministrazioni locali, a partire da quella di Cesena, è stato riconosciuto di aver messo in campo azioni di sostegno, ma ne sono state chieste delle altre. Sottolineato poi che i territori che hanno raggiunto i risultati migliori sono quelli in cui le amministrazioni sono riuscite ad attuare politiche di promozione in maniera coordinata con le varie componenti economiche locali. Insomma, chi vuole capire capisca.

 

Sollecitati anche gli istituti di credito soprattutto stimolandoli a migliorare il legame banca/impresa “che appare in netta difficoltà”.   Per aiutare a ricostruire un clima di fiducia occorrerebbero azioni coordinate che puntino al rilancio e al consolidamento. Sul tema del credito sollecitato poi il capo area regionale di Crédit Agricole, presente all’incontro, a fare i passi necessari perché siano reinvestiti sul territorio i soldi raccolti in zona.

 

Quest’ultimo (ha dato un’ottima impressione,  soprattutto dal punto di vista della concretezza) non solo ha garantito che si muoveranno in quella direzione, ma ha aggiunto: “Siamo venuti a Cesena per lavorare con le piccole realtà. Per farlo con le grandi aziende non c’era bisogno di sbarcare in zona. Con loro i rapporti esistevano già”.

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