Allarme di Legacoop che porrà la questione agli enti interessati
«Il mercato rischia di non recepire più i prodotti della raccolta differenziata, a cominciare da plastica e carta, con paesi come la Cina che hanno fortemente ridimensionato l’importazione. Mentre gli impianti di trattamento, discariche e inceneritori, sono a rischio saturazione. È un combinato disposto che rischia, se non affrontato per tempo e con modalità adeguate, di trasformarsi in un problema serio per la nostra Regione».
Così il direttore generale di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, concludendo un incontro organizzato dall’associazione regionale sul problema.
«Come cooperative e consorzi abbiamo contribuito a sviluppare una rete di impianti che porta al riciclo il 90% del materiale raccolto, nell’ambito di una buona politica di industrializzazione del ciclo dei rifiuti speciali, a conferma che la sostenibilità ambientale è il nostro obiettivo. Un lavoro che rischia di essere compromesso», spiega Mazzotti.
Per questo Legacoop regionale intende porre direttamente la questione alla Regione, all’Anci, ai Comuni e al tavolo dell’imprenditoria regionale. È prevista la creazione di un osservatorio per monitorare l’evoluzione della situazione, raccogliendo anche l’adesione di Confservizi, Utilitalia e coloro che intenderanno lavorare su questo versante.
Questo è quanto emerso nella riunione regionale svoltasi a Bologna a cui hanno partecipato le imprese cooperative aderenti a Legacoop impegnate nel settore.
Erano presenti Filippo Brandolini, Vice Presidente di Utilitalia con delega all’Ambiente, Luigi Castagna, Presidente di Confservizi Emilia-Romagna, Simone Gamberini, direttore di Legacoop Bologna e Alberto Armuzzi, Presidente del Comitato regionale dell’Emilia-Romagna di Legacoop Produzione e Servizi.
Nella riunione, aperta da Rita Pareschi, responsabile Ambiente e Territorio di Legacoop Emilia-Romagna, sono intervenuti i rappresentanti di Consorzio Astra, Formula Ambiente, Consar, Copura Ravenna, coop Città Verde e Eco2000 che hanno evidenziato le criticità che residuano dalle attività di raccolta ed in particolare di recupero e riciclo da parte delle varie cooperative associate che operano in regione come fornitori di servizi sia nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani sia direttamente verso le imprese produttrici di rifiuti speciali. A queste difficoltà vanno aggiunte le tante criticità che derivano da aspetti normativi – quale per esempio la recente sentenza sulla classificazione End of Waste – e dalla complessità ed incertezza degli iter autorizzativi.
Questa situazione, certamente straordinaria per l’Emilia-Romagna, regione che ha sempre avuto la capacità di pianificare ed attuare un adeguato sistema di infrastrutture per la gestione dei rifiuti sia urbani che speciali, va certamente ricondotta a varie cause, tra cui rilevanti sono il ritardo negli iter autorizzativi degli impianti di discarica, così come un incremento della produzione dei rifiuti urbani e speciali, conseguenti alla ripresa economica e dei consumi, in controtendenza rispetto alle previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.
Filippo Brandolini nel delineare la situazione del settore dei rifiuti nel contesto nazionale, ha evidenziato che il nostro paese soffre un ormai cronico sottodimensionamento della capacità del sistema impiantistico che rischia di rappresentare un freno alla prospettiva dell’economia circolare.
Tale problema infatti non riguarda più solo i rilevanti volumi di rifiuti urbani indifferenziati di quelle aree che oltre ad essere in ritardo con la raccolta differenziata non dispongono di impianti di termovalorizzazione e di discarica, ma anche flussi di rifiuti, pure importanti dal punto di vista quantitativo, che residuano dalle attività di riciclo, quali ad esempio il “plasmix”, il “pulper” di cartiera o il “car fluff”. A ciò si aggiungano i problemi derivanti da un quadro normativo talora confuso e contradditorio, che, però, ancora una volta rischia di essere un freno allo sviluppo di iniziative coerenti con l’approccio dell’economia circolare, quale in particolare la recente sentenza del Consiglio di Stato sull’End of Waste, che oltre a bloccare nuovi progetti sta mettendo in seria difficoltà tante iniziative di successo già in esercizio, le quali oltre agli importanti risultati ambientali conseguiti sono rilevanti sotto il profilo economico ed occupazionale. E’ importante sottolineare che il nuovo Ministro dell’Ambiente si è impegnato per risolvere a breve questo problema con un intervento legislativo.
Luigi Castagna nel suo intervento si è in particolare soffermato sulla posizione che Confservizi Emilia-Romagna ha sostenuto nel confronto con la Regione Emilia-Romagna sull’Accordo con il governo per la maggiore autonomia, per ribadire che tale Accordo non deve mettere in discussione la gestione industriale dei rifiuti, che consente a questa Regione di essere ai livelli delle best practice europee nella gestione dei rifiuti, di contribuire alla competitività del tessuto economico e produttivo nonché alla qualità sociale e della vita per i cittadini.
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