Secondo Marcello Borghetti (Uil) deve essere il tema centrale della campagna elettorale. Adesso abbiamo una ripresa del tutto insufficiente
Serve una ripresa più forte rispetto a quella attuale. Su questo non ci sono dubbi. Solo così si possono cominciare a risolvere i problemi dell’azienda Italia. Perché solo la crescita economica porta più occupazione e, quindi, più ricchezza. Adesso la situazione è ingessata. Emerge in modo chiaro dal periodico rapporto della Uil sulla cassa integrazione. Lo commenta Marcello Borghetti, segretario Uil di Cesena, focalizzandosi sul nostro territorio.
La fragile ripresa non ha grandi effetti sull’occupazione, che permane eccessivamente flessibile e con alto tasso di disoccupazione. In assenza di un ripristino degli ammortizzatori sociali e di un rifinanziamento del sistema, si corre il rischio di ulteriori licenziamenti. Questa in sintesi la riflessione alla luce del rapporto UIL sulla cassa integrazione del mese di agosto 2018.
Per quanto riguarda la Provincia di Forlì Cesena, nei primi otto mesi 2018 si registrano 848.948 ore autorizzate, con stima di 624 posti di lavoro salvaguardati, ore che, confrontate con le 2.085.342 ore del corrispondente periodo 2017, indicano una diminuzione dell’59,3%. Per una migliore comprensione di questi valori, riportiamo il dato del 2008, anno pre-crisi, con 735.326 ore annue autorizzate e del 2013, picco della crisi, con 10.616.626 ore annue e con stima dei posti salvaguardati di ben 5.024.
Il quantitativo di ore di cassa integrazione, dopo il picco nel 2013, si avvicina quindi sempre di più a quello degli anni pre-crisi. È bene tuttavia essere realisti, infatti se è evidente una tendenza ad un miglioramento di parti del sistema economico produttivo, l’abbattimento è certamente determinato, anche dalle restrizioni nell’accesso agli ammortizzatori sociali e dall’abrogazione della cassa in deroga, definito con il Jobs Act.
Va quindi letto con questa puntualizzazione il consistente utilizzo di cassa integrazione ordinaria per 436.008 ore, a segnalare che nuove aziende entrano in situazione di crisi, mentre il calo della cassa integrazione straordinaria, del 71,1%, indica anche l’esaurimento all’accesso dell’ammortizzatore e licenziamenti. A supporto di questa lettura il dato della disoccupazione, che segnava 9.000 disoccupati nel 2008, 14.000 nel 2016 e 13.000 nel 2017, un valore ancora molto alto.
Uno sviluppo quindi molto fragile e molto disomogeneo, che porta ad un diffuso ricorso a forme di flessibilità occupazionale, a determinare in ogni modo possibile, un abbattimento del costo del lavoro, a danno dei lavoratori, della qualificazione del sistema produttivo e di una leale concorrenza. Assistiamo sempre più frequentemente, a degenerazioni che sconfinano nella irregolarità e ripercussioni sulla solidità del tessuto sociale. Giovani e donne i più colpiti, parlare poi di valorizzazione dei talenti e di un miglioramento del rapporto fra mondo del lavoro e scuola, appare un’illusione.
È importante precisare che nel territorio ci sono realtà produttive importanti, piccole e grandi, che nonostante note carenze infrastrutturali nel mai decollato “sistema Romagna”, consegnano, con grande sforzo, una buona prospettiva di sviluppo nel rispetto delle regole, ma non si può tacere la diffusione di realtà che non rispettano le regole, a danno di legalità e coesione. La parola lavoro, è troppo dimenticata nel dibattito preelettorale locale, e va recuperata con questa consapevolezza della realtà.
Per uno sviluppo strutturale, sono fondamentali investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali, la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Consistenti politiche di tutela delle diffuse fragilità, accompagnate da politiche attive efficaci per l’occupazione e la rioccupazione. Inoltre, occorre approntare nuovi modelli di produttività e di partecipazione. Infine, bisogna puntare a rendere davvero flessibile il sistema previdenziale, anche per dare prospettive occupazionali ai giovani. Si auspica un dialogo con il governo per la definizione di provvedimenti necessari al rilancio strutturale dell’economia e del lavoro nel nostro Paese.
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