Giuliano Zignani (Uil) critica con forza la scelta di indossare un capo di abbigliamento con la scritta Auschwitzland
Una maglietta con la scritta Auschwitzland. L’ha indossata ieri una donna che faceva parte del servizio d’ordine della manifestazione che, come ogni anno, si è tenuta a Predappio per onorare Benito Mussolini. Una scelta, quella del calo di abbigliamento, che ha indignato. Questa la reazione di Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil.
Non ci sono scusanti. Ci può essere solo condanna. Una maglietta con la scritta Auschwitzland è qualcosa di abominevole. Mi verrebbe da usare il termine blasfemo. Non è questione di appartenenza politica, ma di buonsenso. Quello che è successo nel campo di concentramento deve essere condannato senza se e senza ma. Solo dopo che sarà stato fatto potremo cominciare a discutere.
Per quei pochissimi che non avessero ancora capito di cosa parlo, mi riferisco a quello che è successo domenica, a Predappio. Durante l’annuale riunione dei nostalgici una donna del servizio d’ordine ha indossato una maglietta con la scritta Auschwitzland.
Adesso la protagonista fa un passo indietro. Dice che l’ha indossata per caso e ammette: “E’ stata una pessima idea, lo ammetto, è di cattivo gusto, non lo metto in dubbio”.
Prendo atto delle sue parole e ne sono contento. Ma non sono soddisfatto. Non può bastare un’ammissione di colpevolezza per far passare tutto in cavalleria. Così sarebbe molto semplice. È un po’ come tirare il sasso e poi tirare indietro la mano.
Serve condannare le leggi razziali, tutto quello che hanno rappresentato e provocato. Archiviando l’episodio come se si tratti di un deprecabile caso isolato, oppure di una sottovalutazione non aiuta a veicolare il messaggio giusto. È necessario continuare a tenere alta l’attenzione su quel dramma anche per permettere ai giovani e agli studenti di sapere di cosa stiamo parlando.
Soprattutto in un momento in cui l’effimero rischia di prendere il sopravvento, noi dobbiamo tenere alto il ricordo su quella che, indubbiamente, è una delle pagine più tristi del secolo che si è appena concluso.
Lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo ai giovani. Non vogliamo influenzare nessuno, ma abbiamo il dovere di raccontare esattamente la storia in particolare dobbiamo vigilare perché nessuno annacqui, o tanti di farlo, quello che è successo esattamente. Il cui ricordo ancora ci lascia esterrefatti.
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