L’odio propagato in rete a volta rimbalza e torna indietro decuplicato. Accade curiosamente ai cosiddetti no-vax, tutte le varie tribù che con diverse sfumature sostengono la pericolosità dei vaccini per i bambini. Confesso il mio disprezzo per costoro e in qualche modo gioisco per l’animosità delle reazioni che ormai provocano in rete.
Un fenomeno che ha nell’arcinoto dottor Burioni il suo eroe. Ma se si vuole essere democratici e corretti, occorre discriminare tra la lecita espressione delle idee (anche le più discutibili e stravaganti) e la diffusione di dati e informazioni false.
È il caso di scuola della militante no-vax condannata per procurato allarme per aver diffuso un manifesto nel quale 21.658 segnalazioni sospette sono state spacciate per casi di bambini lesi dai vaccini. Un dato falso, non un’opinione. Una menzogna allarmistica diffusa per strada con l’affissione di mega-manifesti. L’ammissione dell’autrice di aver diffuso un dato sbagliato non ha sventato la condanna (sia pure molto lieve) in quanto il reato fortunatamente e opportunamente è perseguibile d’ufficio.
Forse è ingenuo sperare che serva da lezione per i tanti che diffondono sul web informazioni taroccate o palesemente false, ma è senza dubbio una buona notizia.
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