Una città per ciclisti

Prorogato il progetto "al lavoro in bicicletta ". Ma servono altri passo in avanti. Anche dai ciclisti

Leggo con piacere che è positivo il bilancio dell’iniziativa “al lavoro in bicicletta” e che sarà ripetuta sia nel 2019 che nel 2020. Per la verità mi auguro che diventi qualcosa di definitivo. È chiaro, non è un progetto che cambia il volto della città. Ma è una di quelle piccole iniziative che portano un valore aggiunto e quindi la crescita di un territorio. La politica amministrativa è fatta anche di tante piccole cose.

Secondo me è molto importante che circa duecento cesenati abbiano deciso di aderire. Lo è al di là dei freddi numeri. Il progetto prevedeva un incentivo economico massimo di 2,50 euro al giorno ed ha permesso di risparmiare 11,5 tonnellate di CO2. Però è importante l’approccio, la voglia di predisporsi mentalmente a non dipendere dall’auto.


È chiaro, io sono di parte. Nonostante abiti nella periferia inoltrata, ho scelto la bicicletta come principale mezzo di locomozione in ambito urbano e percorro circa 2.500 chilometri l’anno. Chiariamo subito: non sono fra quei duecento che prendono incentivi. La mia è una scelta di vita. Che rifarei, eccome se la rifarei. Non ho niente contro l’auto. La ritengo molto utile, ma non condivido la dipendenza. È da tempo che ho deciso di ridurre l’utilizzo al minimo indispensabile. Prima sono passato allo scooter e poi alla bicicletta.

Secondo gli amici l’ho potuto fare perché, essendo pensionato, ho più tempo a disposizione. Non è vero.  Per percorrere sei chilometri, ad esempio, in bicicletta ci si impiega al massimo dieci minuti in più che in auto. Quindi niente di sconvolgente. Si tratta solo di calarsi in una nuova dimensione. È chiaro: in inverno fa freddo e in estate non c’è il climatizzatore, ma, alla fine, ti senti molto più in pace con te stesso. Guardate che i vantaggi di una vita più slow sono reali.


Gli incentivi sono importanti, però serve ancora qualcosa per fare di Cesena una città a misura di bicicletta. Il primo passo è il completamento delle piste ciclabili. Poi, bisogna aumentare i numeri di semafori a chiamata o, comunque, gli attraversamenti protetti. Le isole centrali sono utili non solo ai pedoni, ma anche ai ciclisti. Anche gli automobilisti però devono aumentare la sensibilità. Anche se, va detto, sta crescendo in maniera esponenziale. La mamma dei cretini è sempre incinta, ma sono sempre più gli automobilisti che rispettano i ciclisti. In particolare negli attraversamenti.

Nello stesso tempo anche chi è in sella alla bicicletta ha degli obblighi da rispettare. Troppo spesso si vedono ciclisti pedalare contromano anche in arterie pericolose. Poi devono rendersi visibili il più possibile, in particolare nelle ore notturne. Evitare i zig zag, segnalare i cambiamenti di corsia e fare molta attenzione soprattutto nelle rotonde.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.