È l'accusa che Claudio Tito ha mosso al governo che però non ha grosse alternative. Intanto crescono gli indecisi. Sono il 40 per cento
Questo governo sottrae futuro per garantirsi un presente. Lo ha scritto oggi Claudio Tito su Repubblica nel pezzo di commento sull’ultima versione della manovra economica del governo. Una manovra criticata da tutti, compreso il Fatto, il che è tutto dire. Ma quella di Claudio Tito è forse la frase più pesante e anche più significativa.
Fare scelte che possano anche garantire consenso è una vecchia abitudine della politica. Ma questa volta si è andato bene oltre. A un paese in difficoltà è stata tolta la benzina degli investimenti per dare spazio a forme di assistenzialismo che potranno far crescere il pil al massimo dello 0,2 per cento. Ma la cosa che è ancora più grave è che quota cento e reddito di cittadinanza rischiano di essere scatole vuote o quasi.
Il problema di fondo però, ce lo dobbiamo dire, è soprattutto l’inadeguatezza dei due leader: Salvini e Di Maio sono degli ottimi piazzisti, venderebbero ghiaccio agli eschimesi. Ma, in un’azienda potrebbero fare solo e unicamente i venditori. Nessuno gli darebbe le chiavi del comando. Non sarebbero in grado neppure di gestire un sali e tabacchi, con tutto il rispetto per questa categoria.
Se avessero un minimo di dignità se ne andrebbero dopo le figuracce fatte in questi mesi, quella sulla manovra economica è solo la ciliegina, e che ci sono costate miliardi (circa cinque) sotto forma di maggiori interessi. Ma non solo non si dimetteranno, ma rischiamo di vederli sempre al loro posto per molto tempo. Per mancanza di alternative. La situazione la descrive piuttosto bene Huffingtonpost quando scrive: … il punto di fondo è che Salvini non vuole rompere. Non perché non ha alternative, ma perché le alternative non gli piacciono. E Di Maio invece non può rompere perché di alternative non ce l’ha. È una provvisorietà diventata acuta in tempi di manovra, che però rischia di diventare una situazione “esistenziale” del governo anche nel dopo-manovra.
La tutto anche per la mancanza di un’alternativa credibile. Del resto gli ultimi sondaggi parlano chiaro: il numero di indecisi continua a crescere. Per alcuni istituti sono saliti addirittura al quaranta per cento. Una quota molto alta che dovrebbe far riflettere sia Salvini e Di Maio che le opposizioni, a partire da un Pd che non riesce a catalizzare il malessere.
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