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Rossi civico, ma non troppo

Ci avevamo preso 2 settimane fa quando anticipammo, tra la sorpresa di tanti, che il centrodestra di Cesena stava pensando seriamente di candidare a sindaco Andrea Rossi, consulente, imprenditore, socio del “Teatro Verdi”. All’interno di Forza Italia e Lega per qualche giorno c’è stato chi ha provato a negare, ma oggi nessuno lo fa più: anche perché Rossi è stato selezionato dal vero dominus dello schieramento, il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, di fronte al quale anche in Forza Italia tutti si genuflettono.


Ma vediamo come stanno le cose oggi.
Rossi ha dichiarato la sua intenzione di costruire una lista civica il più possibile autonoma dalle forze politiche del centrodestra. Non ci sta a passare solo per il candidato della Lega sul quale Morrone è pronto a mettere il cappello (come fatto nella vicina Forlì con Zattini) e lo dice apertamente nei confronti di questi giorni con le persone della società civile e del mondo imprenditoriale che intende coinvolgere nel progetto.

Andrea Rossi


Per queste ragioni ha delegato il compito di tenere i rapporti con le forze politiche “tradizionali” al più esperto Luigi Di Placido che, con la sua pluriennale esperienza all’ombra di Ugolini (anche se Denis, a dire il vero, gli ha sempre lasciato poca autonomia), ritiene il più indicato per svolgere il ruolo di ambasciatore politico. Alla finestra resta soprattutto Forza Italia, che ha tanti dubbi all’interno della sua ala cattolica (quella più vicina a Comunione e Liberazione, anche considerate le prese di posizione dello stesso Rossi sulla vicenda Sacro Cuore). Ma a soffrire sono anche i consiglieri comunali che fino ad oggi hanno sempre tirato la carretta (come il capogruppo Marco Casali, che è talmente arrabbiato da aver preferito lo sci di montagna all’ultima discussione sul bilancio comunale).


Inoltre, se il modello di riferimento è quello Forlì, resta da stabilire chi saranno i punti di riferimento di Lega e Forza Italia cesenate nella squadra di Rossi: coloro che lo affiancheranno in quel doppio ticket che a Forlì ha visto Zattini essere messo sotto tutela da Mezzacapo (attuale capogruppo della Lega e vicesindaco in pectore) e Tassinari (in quota Forza Italia e in predicato di divenire assessore con deleghe pesantissime). Perché anche senza pensare che il ruolo di numi tutelari e controllori tocchi a personaggi “pesanti” come Antonella Celletti (che ci terrebbe moltissimo) in quota Lega e Romano Colozzi (per Forza Italia), basterà sbagliare i nomi per far perdere a Rossi ogni credibilità “civica”. E farlo diventare in fretta un emulo di Conte, utile a Lega e Forza Italia, ma con pochissima autonomia reale.

Andrea Rossi è al centro

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