Vola nei sondaggi, ma, a ben vedere, non è che abbia portato a casa grandi cose
Siamo sicuri che Salvini sia l’uomo forte del governo? Va detto che il leader della Lega continua ad avere il vento in poppa. Lo testimoniano i sondaggi che attestano che, in pochi mesi, ha raddoppiato i consensi del Carroccio. Ha fondato il suo consenso sul contrasto ai migranti. Poi, per il resto, non è che abbia portato a casa molto. O, almeno a mio avviso, niente che giustifichi una simile crescita nei sondaggi. Un aumento figlio anche del vuoto assoluto (o quasi) che c’è nel centrodestra italiano.
Ma, in realtà, oltre alla chiusura dei porti (nessuno però parla dell’aumento delle tragedie in mare), cosa altro ha ottenuto? Le stelle che di può appuntare sono due: decreto sicurezza e quota cento. Il primo provvedimento però è fortemente contestato dai sindaci. Non solo quelli di centrosinistra. Quota cento non è un’assoluta novità: si tratta di una rivisitazione dell’Ape social del centrosinistra. Una “rivoluzione” sarebbe stata l’introduzione di quota 41, ovvero poter andare in pensione con 41 anni di contributi. Ma il provvedimento è rinviato al prossimo anno. Ma, in politica, fino a quando non c’è una data certa, tutto va preso con le molle.
Per il resto Salvini più che altro ha dovuto bere amari calici. Il primo e più eclatante è quello sulla manovra economica. Per mesi ha fatto annunci roboanti ed è andato allo scontro con l’Europa. Alla fine, però, ha dovuto fare marcia indietro ottenendo un solo risultato: far lievitare lo spread (ancora troppo alto) e aumentare il costo per interessi che deve affrontare lo Stato.
Il reddito di cittadinanza è un altro amaro calice che il leader leghista ha dovuto bere. È fuori di dubbio che il provvedimento caro ai 5Stelle al nord non piace. Ma Salvini ha dovuto far buon viso a cattivo gioco e tutti i suoi distinguo sono caduti nel vuoto.
Anche su editoria e condono edilizio non è che Salvini abbia portato a casa grandi cose, soprattutto in base alle rivendicazioni. È però vero che può dire di aver avuto il condono fiscale.
Poi c’è il caso Carige. In passato aveva sempre contestato i provvedimenti fatti dal centrosinistra in soccorso delle banche. Sulla Cassa di Risparmio di Genova però ha dovuto accettare il pacchetto che il vituperato Tria ha portato in Consiglio dei ministri. È il copia incolla di quello del governo Gentiloni. Poco importa se la comunicazione leghista, ma anche dei 5Stelle, cerchi di spacciarlo come qualcosa di completamente diverso.
L’ultimo dietrofront è sui migranti della Sea Watch (giusta la scelta del governo). Per giorni e giorni ha garantito che in Italia non sarebbe entrato nessuno. Anche in questo caso però se ne è tornato a casa con le pive nel sacco. Senza dimenticare, sempre restando in tema di migranti, che le diverse centinaia di migliaia di rimpatri promesse restano lettera morta.
Adesso in ballo ci sono temi altrettanto (se non di più) delicati. A partire dalla Tav. Una decisione dovrà essere presa nel volgere di poco tempo, se non al più presto. I 5Stelle puntano a bloccarla. Per la Lega andrebbe confermata. Nessuno può prevedere come andrà a finire. Però, state certi, qualunque cosa succederà, il governo non cadrà. La parte perdente riuscirà a comunicare nel modo adeguato che la scelta è la migliore che poteva essere presa nell’interesse del popolo.
Del resto, al governo si sta bene. Anche se si abbaia e non si morde. In fondo, tutti sanno che si nasce incendiari e si muore pompieri.
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