Deve decidere che attenngiamento avete in una coalizione ora populista e illiberale
Non sono mai stato un elettore della destra liberale. Un keynesiano convinto come lo sono io non potrebbe esserlo. Però alla destra liberale ho sempre guardato con interesse, come interlocutore di un confronto che è sempre stato certamente interessante.
Niente a che vedere, per carità, con Berlusconi autore di un partito personale nato per sostenere il successo politico del proprio leader e che in venticinque anni non è riuscito a staccarsi da quel modello. Non a caso Berlusconi è stato il primo vero populista. Poi sono arrivati Renzi, i 5Stelle e Salvini. Io, invece, mi riferisco a quella parte politica nella quale si riconosceva Indro Montanelli, o la destra del Pri oppure il Partito Liberale.
È una parte politica che, secondo me, in questo momento ha delle grosse difficoltà. “La destra liberale vittima del tramonto di Forza Italia” è il titolo di in commento firmato da Sofia Ventura e pubblicato ieri su La Stampa (pagina 21). Termina scrivendo: oggi chi può garantire la sopravvivenza è Salvini e dunque idee, principi, scelte politiche sono tarati per adattarsi al nuovo potete. Il centrodestra non esiste più e non esisterà più con questi protagonisti; esiste una destra illiberale alla quale Berlusconi e i suoi sono pronti a sottomettersi per continuare ad esistere.
Condivido l’analisi politica, ma solo parzialmente le conclusioni. Onestamente non so se gli esponenti della destra liberale si possano riconoscere nella destra salviniana. Che è una cosa completamente differente. È illiberale e populista. Onestamente fatico a immaginare un repubblicano e un liberale che si possa riconoscere in quel progetto. Senza avere dei mal di pancia. Immaginate quali potrebbero essere i commenti di Montanelli su Salvini e la sua politica.
È vero che anche con Berlusconi fecero un’abbuffata di populismo. Ma il cavaliere (ormai ex) aveva comunque uno spessore imprenditoriale e di visione prospettica che questi non se la sognano nemmeno.
E tutto si racchiude proprio qui: in politica ci sta tutto, fatico a immaginare un esponente della destra liberale (tipo Savona) relegato ad un ruolo marginale che ne comprimetebbe le capacità di elaborazione politica, ma soprattutto amministrativa che storicamente sono proprie di quella parte politica.
Capacità che non sempre, anzi quasi mai, sono direttamente proporzionali con il consenso politico che, sempre più, si basa sulla capacità comunicativa.
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