Il direttore di Legacoop ha chiesto al governo un impegno per sbloccare i cantieri
Le opere infrastrutturali vanno sbloccate. Non è un invito. È un appello lanciato questa mattina da Mario Mazzotti, direttore di Legacoop, nel corso dell’assemblea annuale. Secondo Mazzotti “il balletto sulla Tav è indecoroso per un paese civile. Non solo non si realizzano le opere già programmate e finanziate, e strategiche per il paese, come il passante di Bologna, ma si bloccano anche quelle già contrattualizzate ed approvate da leggi e accordi internazionali. Questo stato di cose deve cessare”.
Salvini ha parlato di decretazione d’urgenza e Mazzotti approva: “Se serve un decreto lo si faccia in fretta”. Il direttore di Legacoop ha fatto bene a porre con forza il tema al centro dell’attenzione perché, sia chiaro, se non si passerà attraverso un provvedimento di dichiarazione di stato di crisi del settore delle infrastrutture, e ci si limiterà alla semplice nomina di commissari ad acta per i cantieri bloccati, difficilmente si raggiungerà lo scopo di sbloccare le infrastrutture.
Secondo Mazzotti “bisogna uscire dal format della propaganda. Prendere atto che in questo settore le principali imprese italiane o hanno cessato l’attività o sono interessate a procedure concordatarie e che, il combinato disposto, creato dai mancati pagamenti delle opere e degli stati di avanzamento e le difficoltà delle imprese nel poter contare su risorse fresche per far fronte ai lavori acquisiti, ha provocato la crisi finanziaria delle imprese”.
Del resto c’è un dato che è significativo: nel corso degli ultimi 10 anni, solo in Romagna, il settore edile ha perso oltre il 50 per cento delle imprese e degli addetti. A cui vanno aggiunte le molte imprese e i lavoratori dell’indotto. Inoltre c’è il rischio di vedere completamente disperso quel patrimonio di capacità professionale e di ingegneristica di know how industriale, di presenza sul mercato globale e di occupazione che ha rappresentato, per anni, un punto di eccellenza del fare impresa in Italia.
Mazzotti poi indica le infrastrutture strategiche per la Romagna: E55 e corridoio Adriatico, porto di Ravenna, collegamenti veloci tra le città romagnole, manutenzione del territorio e dissesto idrogeologico, bonifica idraulica, riqualificazione e rigenerazione urbana delle città e dei centri storici, logistica e rete ferroviaria e dei trasporti. Devono essere “investimenti pubblici da realizzare con rapidità e in tempi certi. Oggi, per realizzare un’opera da 100 mila euro si impiega, di media, oltre tre anni, mentre per quelle più complesse, tra l’approvazione del progetto e il collaudo del lavoro passano anche quindici anni. Tempi intollerabili e incivili. Occorre intervenire nella filiera burocratica autorizzativa che regola il sistema delle opere pubbliche. Va cambiato e allegato il codice degli appalti, che si è dimostrato uno degli elementi di vischiosità maggiore nelle procedure di gara, ma vanno anche riformati alcuni reati, relativi al danno erariale e alle responsabilità personale dei funzionari pubblici responsabili dei procedimenti di gare, all’abuso d’ufficio, per rendere maggiormente efficiente la pubblica amministrazione”.
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