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All’editoria serve una riforma. Non pasticciata

Lunedì partono gli Stati generali. L'inizio però non era stato buono

Lunedì cominceranno gli Stati generali dell’editoria, voluti dal governo, in particolare da Vito Crimi, sottosegretario con delega all’Editoria. Dovrebbe essere il momento in cui tutti gli attori della filiera si confronteranno per cercare i rimedi per risollevare un mondo in profonda crisi. L’inizio però non era stato dei migliori: non erano state convocate le cooperative di giornalisti e gli editori puri. Poi, in seguito alle proteste delle categorie interessate, il problema è rientrato. Ma, l’impressione, è che siano cambiati i fattori, ma non il prodotto. Si ha la sensazione che il dibattito che è stato annunciato come aperto e rivolto alla soluzione dei problemi rischi di essere orientato verso gli interessi dei giganti del web e delle grandi concentrazioni editoriali.


Vito Crimi, sottosegretario con delega all’Editoria

E l’informazione cooperativa rischia di essere l’agnello sacrificale. Se così fosse sarebbe un peccato. Anche perché informazione cooperativa spesso fa rima con informazione locale. Quella che ha assolutamente bisogno della contribuzione pubblica perché altrimenti non riuscirebbe a reggersi sul mercato. Non perché è piccola, sporca e cattiva, ma perché non ha le dimensioni necessarie per garantire quell’economia di scala importante in tutti i settori, ma fondamentale nell’editoria.

Perché va detto: l’editoria non può essere equiparata all’industria. I fondamentali sono completamente diversi. Gli editori devono affrontare un costo del lavoro (e di stampa)  infinitamente più alto. Volendo si potrebbe discutere sulla retribuzione, ma non sulla necessità delle assunzioni. I giornalisti non possono essere sostituiti dai robot. Per la verità qualcuno ci sta pensando, ma è un assurdo. Un robot, per quanto raffinato, non può andare oltre il copia/incolla. Ma il giornalismo è ben oltre. È ricerca delle notizie, verifica delle stesse, analisi. Solo così si può garantire un’informazione di qualità. Quella che in questo momento può garantire la carta stampata che, ovviamente, deve avere una presenza sempre più forte sul web.


Vito Crimi

Web, parola magica, ma da maneggiare con cura. È inevitabile che ci sia un problema legato al lavoro giornalistico che è dovuto alla scarsa redditività (difficoltà a trovare la pubblicità) di questo mondo. È fuori di dubbio che molti siti avrebbero delle grosse difficoltà a sostenersi se avessero più persone contrattualizzate. Problema che poi, a caduta, hanno tutti i comparti dell’ormai disastrato mondo dell’editoria.

Stando così le cose le soluzioni sono poche: o si aiuta in modo concreto (senza storture, ma neppure senza becere criminalizzazioni) tutta la filiera oppure si interviene con iniziative tampone che possono avere solo l’effetto di allungare un’agonia iniziata da un po’ di tempo. È solo una scelta politica.

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