Ora serve elevare il tono del confronto anche perché il futuro sindaco dovrà disegnare la città dei prossimi trent'anni
È una campagna elettorale senza dubbio molto vivace. Da questo punto di vista di certo è la più interessante di quelle alle quali abbiamo assistito fino ad ora. Questo perché Lattuca e Rossi, i candidati principali, si marcano a uomo. Alla presentazione della bicipolitana Lattuca ha detto: “Avevamo programmato questo momento per i primi giorni di maggio, ma abbiamo dovuto accelerare vista l’uscita del nostro avversario (Rossi ndr)”. A quel punto la replica del centrodestra non si è fatta attendere e il giorno successivo (ieri) è arrivata la nota di Rossi.
Ma è solo un esempio. La querelle è quotidiana. Ma non è fatta solo di comunicati stampa, ma anche e soprattutto di interventi su Facebook dove si gioca buona parte di questa campagna elettorale che però deve ancora decollare nei contenuti. Del resto siamo ancora a poco meno di cinquanta giorni dalle elezioni. Forse è ancora un po’ presto per fare gli affondi. Non credo sia un caso che Lattuca volesse giocarsi la bicipolitana a inizio maggio. Ma, io credo, ci tornerà.
Diversi sono gli argomenti interessanti. Il più importante, a mio avviso, è lo sviluppo della città. E qui torna in ballo il nuovo ospedale. Cambierà gli equilibri di Cesena e, sempre a mio avviso, la farà diventare ancora più ordinata. Fino ad ora è stata una città concentrata in una determinata area. Questo perché centro storico, uffici comunali, ospedale e forze dell’ordine erano concentrate nella stessa zona. In futuro non sarà più così. La finanza è già a Diegaro, i carabinieri andranno al Montefiore, tutta la polizia sarà concentrata al Caps (quindi sparirà un presidio) e l’ospedale andrà a Villa Chiaviche.
Se qualcuno pensa che tutto potrà essere come prima si sbaglia di grosso. Siamo di fronte ad un cambiamento radicale che, fra l’altro, avvicinerà il centro alla periferia. Fra tre o quattro anni al massimo, Calabrina, San Giorgio e anche Bagnile, ad esempio, saranno molto meno decentrati.
Tutto questo comporta e comporterà una diversa visione della città che, naturalmente, dovrà essere elaborata nel piano strutturale che dovrà dire una parola definitiva anche sul futuro del Bufalini. Del resto io lo vedo come l’atto conclusivo di un cambiamento iniziato negli anni Ottanta. Prima con l’area dell’ex fornace Domeniconi e tutta la zona di San Mauro, poi con la zona Ippodromo, poi con le aree industriali di Torre del Moro, Pievesestina e Case Castagnoli, quindi con l’ex Arrigoni, poi l’ex Zuccherificio, quindi Case Finali, la secante e il Montefiore. Ora, con il nuovo ospedale, si chiude il cerchio. Ora si tratta di immaginare e disegnare la città dei prossimi trent’anni. Una città di qualità. Una bella responsabilità. Che, però, è anche stimolante. Buon lavoro.
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