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Democrazia e partecipazione

Le proposte della lista "Cesena in Comune"

Democrazia e partecipazione, le proposte della lista “Cesena in Comune” com Davide Fabbri candidato a sindaco. La nota.

Uno dei processi principali che ha caratterizzato, in negativo, la città di Cesena, è stata l’esclusione dei cittadini e delle associazioni organizzate da una vera partecipazione alle scelte politiche (soprattutto in campo urbanistico/ambientale e nella stesura dei bilanci). L’affermarsi di forti centri di potere politico-economici ha fatto sì che le decisioni riguardanti lo sviluppo della città divenissero appannaggio di una ristretta cerchia di addetti ai lavori.In città osserviamo fenomeni crescenti di disaffezione alla vita politica: ostruzione dei canali di partecipazione, scarsa trasparenza dei processi di costruzione delle decisioni, crisi profonda dei Consigli di Quartiere.

Davide Fabbri

Tutti questi fattori segnalano come a livello locale si registrino i medesimi livelli di crisi che attanagliano le istituzioni democratiche italiane.A livello locale, inoltre, il ruolo delle amministrazioni è andato progressivamente modificandosi e facendosi più complesso, di fronte alla crescita di responsabilità regolative (pensiamo al crescente ruolo dei Comuni nella definizione delle politiche del welfare) e all’emergere di sempre nuovi e più complessi problemi ambientali, sociali ed economici.

Inoltre è sempre più evidente come la legge elettorale dei Comuni ha accentuato il potere del Sindaco e della Giunta (l’esecutivo è nominata dal Sindaco, non è eletto dai cittadini), senza individuare i necessari contrappesi democratici in grado di garantire sufficiente trasparenza e partecipazione.

Davide Fabbri

Il nostro obiettivo – determinare uno sviluppo urbano fondato sulla cultura e sulla salute – non può, dunque, prescindere dal tentativo di promuovere un forte radicamento e rafforzamento della democrazia a livello comunale.Occorre allora realizzare una autentica democrazia partecipativa, che non vuol dire “concertazione permanente”, spesso confusa per “partecipazione”: la concertazione delle politiche, portata avanti fino ad ora dalla Giunta di Cesena, riservata ad un ristretto numero di soggetti, è altra cosa; la democrazia partecipativa alla quale facciamo riferimento, è un processo finalizzato ad allargare la democrazia.Occorre allora cambiare strada: occorre realizzare una strategia in forte discontinuità nella prassi politica, affinché si rinnovino forme di democrazia partecipativa, affinché il Comune divenga laboratorio di sperimentazione, luogo di rilancio della democrazia, oltre la sua forma rappresentativa. Si tratta, in altre parole, del tentativo, anche formativo, di praticare la democrazia in risposta alla crisi che da ogni parte la attanaglia.

La partecipazione alle scelte non vuol dire mettersi d’accordo a tutti i costi, né fingere che, all’interno della città, non vi siano interessi contrapposti e conflittuali; l’obiettivo è, invece, proprio quello di far emergere una pluralità di voci e punti di vista, in alternativa alla realtà odierna, dominata da un punto di vista omologante.

Davide Fabbri

La democrazia partecipativa non vuol dire discutere senza decidere: la partecipazione non è un alibi per rimandare o annullare le decisioni; il processo partecipativo è connaturato ad una città che programma le scelte nei diversi settori di intervento, prende delle iniziative, produce decisioni.La democrazia partecipativa non vuol dire dare l’assenso a decisioni già prese: non bisogna usare la partecipazione come strategia di marketing.Fino ad ora lo strumento “Carta bianca” è stato un ottimo strumento di propaganda e di marketing.

La democrazia partecipativa non è una tecnica di governo neutra: la democrazia partecipativa è un processo finalizzato ad allargare la democrazia, sperimentare pratiche di democrazia diretta, diminuire la disuguaglianza fra i cittadini; la democrazia partecipativa non è una tecnica di governo, magari usata per far passare decisioni indigeste, ma una pratica di segno libertario che allude all’autogoverno dei cittadini.Democrazia partecipativa non vuol dire che chi governa, chi amministra la città, non si prende le sue responsabilità: anche se la pratica della partecipazione allude all’autogoverno dei cittadini, l’Amministrazione Comunale di Cesena – i Consiglieri Comunali sono eletti dai cittadini – è responsabile delle decisioni prese.

Davide Fabbri

Un elemento prioritario, nella costruzione di una strategia per la democrazia partecipativa, è dato dalla accessibilità delle informazioni riguardanti i procedimenti amministrativi e in generale la città.Presso i diversi uffici comunali, l’accesso ai documenti è ancora visto, grazie alle pressioni politiche, come concessione e non come esercizio di un diritto.Per questo pensiamo sia prioritario affrontare le seguenti questioni:
– Il giornale informativo “Cesena informa”, fatto recapitare a tutte le famiglie cesenati, deve essere profondamente rivisto: da giornale prevalentemente propagandistico e autocelebrativo, deve divenire un autentico strumento informativo e di dibattito per la città.
– Potenziamento e miglioramento del sito internet istituzionale del Comune di Cesena: tutto questo deve avvenire non solo nella direzione di migliorare la comunicazione del comune ai cittadini, ma anche in quella di promuovere momenti di dibattito e comunicazione fra i cittadini e dai cittadini al Palazzo.
Una nuova redazione del Bilancio comunale.
Lo strumento del Bilancio dovrà adattarsi ad esigenze di trasparenza e lettura, anche per i non addetti ai lavori.La redazione del Bilancio e la tenuta della contabilità locale devono essere strumenti costruiti con lo scopo di dare ai cittadini le informazioni necessarie per valutare i propri amministratori, senza bisogno di interpreti, ma rendicontando in modo trasparente e leggibile, per permettere giudizi consapevoli.Le esperienze italiane di Bilancio partecipativo (alle quali il Comune di Cesena dovrà incominciare ad osservare) hanno sperimentato importanti processi di partecipazione alla vita pubblica, aventi l’obiettivo di allargare la possibilità di incidere in merito all’atto politico-amministrativo più importante, quale è appunto il Bilancio preventivo del Comune.

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