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La città, le sue mura e Noel

Intervento di Roberta Abbondanza (A Sinistra)

Inclusione è il tema trattato da Roberta Abbondanza (A Sinistra) nel suo intervento.


«Inclusione» è diventata una di quelle parole che rischiano l’usura del luogo comune. Invece bisogna riflettere bene sulla città e l’inclusione. Perché la città È inclusione.

Ce lo racconta la Storia, se abbiamo la pazienza e l’intelligenza di ascoltarla. Ce lo raccontano le cento città d’Italia. Proprio quelle con la storia più antica e luminosa sono nate con una prima cinta di mura che ha poi sempre subito il destino inevitabile di essere superata da un’altra cinta di mura più larga, più esterna. Questo è avvenuto anche molte volte nel corso dei secoli. E questo ampliamento non ha minacciato la sicurezza delle città, né le ha fatte morire; anzi, le ha ampliate, vivificate. Ancor più: è stata la condizione stessa per continuare a vivere. Chiudersi dentro le vecchie mura, col rifiuto della vita nuova che scorreva e pulsava là fuori, le avrebbe condannate all’estinzione. Ma anche le mura più esterne e ampie sono infine state superate. È la città aperta che entra nella modernità.

Roberta Abbondanza

Le mura delle nostre città sono oggi archeologia. 

Oggi che il mondo è piccolo, la piccola città in cui abbiamo la tentazione di rinchiuderci è l’Europa, o addirittura l’Italia. E in questa tentazione l’Europa, ancor più che una vecchia città, appare come il castello medievale che tenta di alzare il ponte levatoio. 

I ponti sono chiusi. I porti sono chiusi. Il fossato che ci difende è pieno d’acqua…

Ma anche i muri d’Europa sono destinati a diventare archeologia. 

Un Centro-studi dell’Università di Bologna ce lo dice: «tra cento anni, se e quando l’Europa sarà fatta, gli Europei non ci saranno più». 

Non ci saremo più. Se è vero che ogni minuto nascono cinquantasette africani, trentadue cinesi, ventinove indiani e meno di un italiano (per l’esattezza due ogni tre minuti).

C’è un tizio che si affaccia a un balcone triste, qui vicino a noi, e dice «Prima gli Italiani, poi tutto il resto del mondo» (come Real Madrid contro il Resto del Mondo). E quando lui ha finito di dire la sua idiozia, sono nati 57 africani, 29 indiani, 32 cinesi… 

Guardare il presente, provare a studiare i suoi smisurati problemi dal punto di vista più alto e più acuto della Storia, riduce a figurine volatili e velenose coloro che in modo ridicolo e drammatico continuano a ripetere slogan vuoti e menzogneri: e la sicurezza, e la difesa della famiglia, e il problema della sicurezza, e prima gli Italiani, e prendeteli a casa vostra, e noi padroni a casa nostra…

Ma la vita «là fuori», fuori dalle vecchie mura, pulsa. E a Trieste, la Maratona da cui inizialmente erano stati esclusi gli atleti africani, la vince un Ruandese. Ha dovuto correre contro le ostilità, sotto la pioggia e la bora, ma ha vinto lui, Noel.

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