Per decidere cosa fare dell'attuale ospedale
Dialogo è un sostantivo che mi è sempre piaciuto. Dialogare però non è sufficiente. È necessario farlo col giusto approccio mentale. Parlarsi/confrontarsi è utile se c’è onestà intellettuale, se la voglia è quella di arricchirsi. Un confronto non deve essere uno sfogatoio, ma un momento utile per migliorare una proposta. Ma questo è possibile se lo si affronta laicamente e con un’apertura mentale. Altrimenti meglio starsene a casa. Questo non significa arrivare ad una decisione assembleare. Serve sempre qualcuno che debba fare la sintesi.
In città, un tema sul quale è necessario un confronto il più ampio possibile è il futuro del Bufalini. Argomento strategico per il futuro della città, ma del quale se ne è parlato poco in campagna elettorale. Per lo meno, mi aspettavo un dibattito maggiore. Non so come la maggioranza abbia intenzione di procedere. Ma sarebbe un errore integrarlo al nuovo Prg. È vero, i due temi non solo sono complementari, ma direttamente collegati. Però dovrebbero viaggiare su binari paralleli.
Sbaglierò, ma sul Bufalini sembra ormai archiviata l’idea della demolizione della vecchia struttura, il monoblocco. Fermo restando i problemi di antisismica, resta da capire cosa farne. Io credo che se interpellassimo i cesenati ognuno avrebbe un’idea diversa. È naturale. Stiamo parlando della più importante proprietà immobiliare pubblica nella quale ci si potrebbe fare di tutto.
Proprio per quello la decisione dovrebbe passare da un importante momento di confronto che vada oltre il mondo politico. Per qualcuno potrebbe essere una commissione, per altri stati generali. Cambia il fattore, ma non il prodotto. L’importante è che ci sia il coinvolgimento. Innanzitutto dei professionisti del settore. Ma sarebbe giusto coinvolgere anche gli stakeholder. Trattandosi di una sorta di concorso di idee anche loro potrebbero essere molto utili al dibattito. Inoltre potrebbe essere interessante coinvolgere il mondo universitario. In particolare la facoltà di architettura. Di certo è un momento che non può essere sottovalutato in quanto dalla decisione su cosa fare del Bufalini dipendono buona parte delle politiche urbanistiche dei prossimi venticinque anni, come minimo.
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