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Alle aziende servono tecnici e non si trovano

Impietoso e preoccante risultato di uno studio di EY. Sarà presentato a Fattore R

Innovazione, formazione continua, flessibilità sono le competenze strategiche per affrontare la competizione globale e le imprese romagnole ne sono dotate. Sono però a corto di skills (abilità) sociali e tecnologiche, soprattutto se si parla di big data, cloud e security. È la fotografia scattata da Ernst & Young che sarà presentata venerdì a “Fattore R”. Oggi è stata anticipata da “Il sole 24 ore”, un riferimento ieri lo aveva fatto anche ieri Emanuele Scarci nel suo blog. Ha scritto: nelle aziende c’è un divario tra le competenze necessarie e quelle disponibili in casa, in particolare per le skills sociali e tecnologiche.


Molto interessanti, per fotografare la situazione romagnola, anche le dichiarazioni di Donato Iacovone, ad di EY, e riportate da “Ilsole 24ore”: “Il segreto dell’attrattività di un territorio è sintetizzato nelle ‘3T’: tecnologia, talento e tolleranza. La nostra ricerca evidenzia come in tema di sviluppo della tecnologia, il 63 per cento delle aziende romagnole si stia attrezzando per affrontare la sfida del digitale. Sulla dimensione dei talenti emerge invece che le competenze chiave ricercate sono flessibilità, studio continuo e voglia di imparare; la capacità di innovazione è la competenza chiave per il 72 per cento del campione”.

Dallo studio però emerge una situazione di difficoltà determinata dal fatto che esiste un gap tra le competenze necessarie e quelle realmente disponibili nelle aziende romagnole: il 46 per cento del campione ritiene non adeguate le competenze sociali di cui è dotato e il 43 per cento si reputa sottodimensionato in termini di skills tecnologiche. Inoltre un imprenditore su due lamenta difficoltà a reperire competenze.

Insomma, non siamo da allarme rosso, ma quasi. E non potrebbe essere altrimenti per un territorio in cui un’impresa su due è a caccia di un data manager e fatica a trovarlo. Del resto, la scarsità di talenti è una delle cause, se non la principale, dell’impoverimento di un territorio. È fuori di dubbio che serve un investimento del privato, ma soprattutto del pubblico. 

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