Ogni anno se ne dall'Italia una città grande come Bergamo di giovani formati e laureati. L'allarme dell'economista, già presidente INPS, alla convention dei soci CIA-Conad svolta a Cesena: “Tutta l’attenzione è sugli sbarchi, ma il primo pensiero dovrebbe andare all’esodo dei giovani”.
Ripartire dal lavoro anziché dal “non-lavoro”: questa la ricetta che l’economista Tito Boeri, fino a pochi mesi fa presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, ha rilanciato di fronte ai soci CIA-Conad riuniti il 14 novembre a Cesena per l’annuale convention tenuta alla presenza dell’Amministratore Delegato della cooperativa, Luca Panzavolta, e del Presidente, Maurizio Pelliconi.
In questi anni l’Italia ha dovuto affrontare un doppio declino: di reddito delle famiglie e di popolazione, che nei prossimi 50 anni potrebbe calare di 4 milioni di persone. A ciò si aggiungono problemi noti: debito pubblico alto, disoccupazione elevata, ridotti investimenti e possibilità di accesso al credito.
Il rischio è l’avvitamento tra calo economico e demografico. Per interromperlo, secondo Boeri, la politica dovrebbe pensare ai giovani, e smettere di rivolgere le proprie attenzioni principali a chi sta per terminare la propria attività lavorativa.
“Tutta l’attenzione è sugli sbarchi, ma non consideriamo che ogni anno 140mila giovani italiani altamente istruiti se ne vanno all’estero. Il primo pensiero dovrebbe andare all’esodo dei giovani”.
Aumentare la spesa pubblica, secondo Boeri, non è la strada per aumentare la crescita. Il problema è dal lato dell’offerta: uso inefficiente delle risorse disponibili, persone sbagliate al posto sbagliato, dispersione dei talenti, fuga del capitale umano, amministrazione pubblica inefficiente.
“L’attenzione degli ultimi governi – ha proseguito Boeri – è invece concentrata sul “non lavoro”: pensioni e reddito di cittadinanza sono gli ultimi esempi”.
Il reddito di cittadinanza, secondo l’economista, è una misura mal congegnata che incentiva alla inattività: “Chi riceve il reddito di cittadinanza è nelle condizioni per cui non conviene accettare altri lavori, perché ogni euro che guadagna viene tolto dal reddito di cittadinanza”.
Quota 100, da parte sua, “fa aumentare prelievo fiscale e contributivo, distruggendo molti posti di lavoro”. “E’ una misura iniqua perché favorisce alcune generazioni a dispetto di altre”. A questo punto non si può cancellarla, però, “né aspettare che vada a scadenza nel 2021”. Che fare allora? L’intervento che propone Boeri è quello di unificare i trattamenti e le flessibilità, interrompendo gli incentivi a lasciare il posto di lavoro e trattando alla stessa maniera tutti.
“L’obiettivo deve essere avere più persone possibile nel mercato del lavoro”, dice Boeri. “La soluzione è intervenire sul cuneo fiscale, ridurre le tasse sul lavoro, vero nodo cruciale in un paese che sta invecchiando”.
Per realizzare queste misure senza aumentare il debito pubblico Boeri indica tre strade da perseguire simultaneamente: “ridurre gli sprechi delle amministrazioni, nominando manager indipendenti e competenti e aumentando l’efficienza e la trasparenza dei bilanci; spostare tasse dal lavoro ad altri cespiti, ad esempio fiscalizzando i contributi sociali e previdenziali dei giovani lavoratori; aumentare la base fiscale e contributiva”.
Imparare a gestire l’immigrazione, al di là della logica emergenziale, è l’altro nodo da affrontare. “Basta alimentare i conflitti per fini elettorali. Abbiamo bisogno di migrazione regolare o presto avremo grossi problemi dal punti di vista previdenziale”.
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