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Ravenna potrebbe sparire entro il 2100

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L'allarme sulla rivista scientifica Quaternary International. In Italia 33 le aree a rischio. Intanto la politica offre spunti a Cetto la Qualunque

Venezia e le città costiere del nord Adriatico, da Trieste a Ravenna, potrebbero sparire inghiottite dal mare entro la fine del secolo a causa di una brusca accelerazione nell’innalzamento del livello base del Mediterraneo. Lo scrisse Repubblica il due marzo del 2017 citando una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Quaternary International. Puro allarmismo? Difficile dare una risposta, ma quello che sta succedendo in questo periodo sembra  dare ragione a quello studio dal quale emerge che in Italia sono 33 le aree a rischio. Sul versante ovest, sono minacciate le coste della Versilia, di Fiumicino, le Piane Pontina e di Fondi, del Sele e del Volturno, di Catania e quelle di Cagliari e Oristano. E, se lo scenario si avverasse, non credo che le altre zone potrebbero tirare un sospiro di sollievo. Penso, ad esempio, a Cervia e a Cesenatico. Credo avrebbero problemi seri. Insomma: una catastrofe. 


La domanda delle cento pistole è molto semplice: l’uomo cosa potrebbe fare? Parecchio, mi viene da dire. Sia sulle politiche per ridurre il Co2, principale responsabile dell’innalzamento del livello del mare, che sulla realizzazione delle opere di contenimento.

Insomma, gira e rigira, si finisce sempre lì: servono opere pubbliche e manutenzioni, come dimostra l’ennesimo crollo avvenuto in autostrada. È quella la cruna dell’ago dal quale passa il futuro del paese. Sia quello prossimo che remoto. Sbloccando i cantieri (ci sono opere già finanziate per un valore di circa cento miliardi) si darà ossigeno ad un’economia sempre più asfittica, si comincerà a mettere in sicurezza un territorio che ha sempre più problemi e si realizzeranno (facendole partire) quelle opere necessarie per contrastare i fenomeni provocati dall’andamento climatico.


Tutto il resto sono temi di secondo piano. Ma, purtroppo, sono quelli sui quali si concentra un dibattito non solo asfittico, ma che, non a caso, pare aver ispirato il ritorno di Cetto la Qualunque. Signori, invece, ricordatevi che siamo nel 2020 e che, per intervenire, non avete ancora molto tempo a disposizione. L’alternativa sarebbe solo una: sperare che le previsioni siano sbagliate. Che bello scenario.

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