Confcooperative si è attivata per un’azione di valorizzazione della cooperazione sociale di tipo B, che favorisce l’inserimento di persone in difficoltà nel mondo del lavoro. Ne parlano Mirco Coriaci e Mauro Marconi, rispettivamente direttore di Confcooperative Forlì Cesena e vice-presidente di Federsolidarietà regionale.
All’interno di Confcooperative è in atto da tempo una riflessione per un rilancio delle cooperative sociali di tipo B, il cui compito primario è quello dell’inserimento lavorativo di persone con disabilità e svantaggio sociale, come sancito dalla legge 391/1991.
“Una volta terminata la fase pionieristica in cui ne era fortemente percepito il valore sociale – afferma Mirco Coriaci, direttore di Confcooperative Forlì-Cesena – su queste cooperative, per mancanza di conoscenza e anche per alcuni scandali in cui alcune sono state coinvolte (vedi Mafia Capitale), sono frequenti giudizi superficiali che tendono fare di tutta un’erba un fascio, denigrando le buone prassi di tantissime esperienze, a fronte di poche mele marce. E’ una situazione non tollerabile e serve un’azione forte di rilancio e valorizzazione rivolta a più target, quali gli amministratori pubblici, l’opinione pubblica e anche i soci stessi di tali organismi”.
A sostegno del valore di queste cooperative, c’è da considerare che, a fianco dell’alto valore sociale, è evidente, come si desume da una ricerca di AICCON, che la cooperazione sociale di tipo B, offrendo lavoro a persone svantaggiate, garantisce un risparmio allo Stato, in termini di presa in carico a livello previdenziale, sanitario e assistenziale, quantificabile in 4.500 euro all’anno.
A seguito di queste considerazioni dall’inizio del 2019 è in atto un confronto, a livello regionale, promosso dalle tre centrali cooperative (Confcooperative, Lega Coop e AGCI) finalizzato all’elaborazione di un piano di comunicazione finalizzato alla valorizzazione delle cooperative sociali di tipo B, denominato “Il buon lavoro”.
“Nello stesso tempo – spiega Mauro Marconi, vicepresidente regionale di Confcooperative Federsolidarietà – la nostra organizzazione ha messo a punto a livello nazionale il progetto “Fuori posto: il lavoro dove non te lo aspetti”, un percorso itinerante con incontri pubblici che si è concluso il 5 dicembre a Roma, dopo una serie di eventi regionali, fra cui quello che abbiamo tenuto a Bologna il 4 dicembre, sul quale abbiamo fatto confluire anche le altre centrali cooperative, come naturale proseguimento del tavolo avviato sul nostro territorio”.
Sul piatto non c’è unicamente un problema di esatta percezione del valore dell’inserimento lavorativo delle persone con svantaggio, ma anche un confronto franco con amministrazioni pubbliche e sindacati, perchè possano cogliere la diversità di queste imprese, rispetto a quelle profit, anche in ambito contrattuale.
“Nell’ultimo periodo – continua Marconi – abbiamo affrontato ben 22 vertenze in Regione, in merito al fatto che nelle nostre cooperative non veniva applicato il contratto FISE Confindustria per i servizi ambientali, ma quello della cooperazione: anche in questo caso un tavolo unitario ha elaborato le nostre memorie difensive, per far comprendere ai giudici che il nostro contesto è diverso. Per noi applicare quel contratto significherebbe appesantirci di costi tali da decretare, in un breve lasso di tempo, la fine delle nostre attività. Non è stata una battaglia facile, in quanto in primo grado sono state accolte le motivazioni a noi avverse: fortunatamente il ricorso in Appello e la relativa sentenza (datata 5 novembre) ci ha dato ragione”.
Si tratta comunque di un ulteriore aspetto, quello contrattuale, che rende ancora più necessaria un’azione di valorizzazione di tali cooperative e di di conoscenza delle loro peculiarità.
“Proprio per questo – conclude Marconi – la seconda fase del progetto ‘Fuori Posto’ sarà orientata, nel corso del 2020, ad un’attività di comunicazione rivolta all’opinione pubblica. Le azione che faremo sono ancora allo studio, ma certamente un concetto ci è chiaro: vogliamo avvicinare le nostre cooperative alla gente, in maniera chiara e trasparente, mostrando di cosa ci occupiamo ogni giorno e che con quale approccio siamo vicini alle persone in difficoltà”.
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