L'Italia non è un paese per i giovani. Lo certifica anche il Censis
I giovani se ne vanno. Prima o poi il tema finirà al centro del dibattito politico. Adesso è più facile che succeda. Fino ad ora se ne parlava in convegni organizzati da associazioni o fondazioni era più facile fingere di non vedere. Adesso che lo ha sancito il Censis è più difficile nascondere il foglio nell’ultimo cassetto.
La situazione fotografata è preoccupante: nel 2017 il 31,1% degli emigrati italiani con almeno 25 anni era in possesso di un titolo di studio di livello universitario e il 53,7% aveva tra i 18 e i 39 anni (età media di 33 anni per gli uomini e di 30 per le donne). I famosi “cervelli in fuga”. Tra il 2013 e il 2017 è aumentato molto non solo il numero di laureati trasferiti all’estero (+41,8%), ma anche quello dei diplomati (+32,9%). Tra il 2008 e il 2017 i saldi con l’estero di giovani 20-34enni con titoli di studio medio-alti sono negativi in tutte le regioni italiane.
Quelle con il numero più elevato di giovani qualificati trasferiti all’estero sono Lombardia (-24.000), Sicilia (-13.000), Veneto (-12.000), Lazio (-11.000) e Campania (-10.000). Il Centro-Nord, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, ha compensato queste perdite con il drenaggio di risorse umane dal Sud. Intanto l’Italia è via via più rimpicciolita e invecchiata: dal 2015 – quando è cominciata la flessione demografica – si contano 436.066 cittadini in meno, nonostante l’incremento di 241.066 stranieri residenti.
Il problema è che all’orizzonte non si vede un’inversione di tendenza. Per rendersene conto non servono studi statistici. È sufficiente parlare con i giovani. In particolare con quelli con i voti migliori. La buona parte pensa ad un futuro lavorativo lontano dall’Italia. Ed hanno ragione. Noi siamo destinati a regredire. Destinando alla ricerca solo l’1,3 per cento del Pil non possiamo avere futuro. La Germania ne investe il tre per cento. Quindi più di venti miliardi all’anno. Se non ci rendiamo conto che si creerà un gup impossibile da colmare il paese non avrà futuro e i fondamentali saranno sempre peggiori.
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