Meditate gente, meditate

Gli analisti continuano a segnalare criticità che la politica non prende in considerazione. I politici si preoccupano dello stuzzicadenti e non vedono la trave

L’avevo scritto ancora: la lettura dei quotidiani regala sempre spunti interessanti che favoriscono le riflessioni. Soprattutto mi confermano la convinzione che il dibattito politico è lontano dai problemi reali e non vengono proposte le soluzioni giuste. Due gli spunti odierni. Ma ce ne sarebbero di più. Ad esempio una fotografia della situazione della Germania. Nell’ultimo mese del 2019 sono aumentati i disoccupati a causa di un rallentamento del manifatturiero e del settore auto. Situazione che ha portato la Bundesbank a ridurre, per il 2020, le previsioni di crescita. Forse c’è qualcuno che è contento per i problemi tedeschi, ma questi tafazziani non calcolano che l’economia italiana è legata a quella tedesca. Quindi…

Significativo però è un intervento pubblicato sul Corriere della Sera e titolato “La sfida del futuro per Italia ed Europa”. Intervento di Marco Landi, che ha una lunga esperienza nell’informatica. È stato anche al vertice di Apple, come Chief operating officer. Sottolinea che  in Italia abbiamo un patrimonio dimenticato, sottovalutato, che rappresenta in realtà un importante valore strategico. Non si tratta di denaro, ma di capitale umano. I nostri ricercatori in intelligenza artificiale e robotica sono apprezzati e chiamati in tutto il mondo. Ritiene poi si debba costruire un’ Europa forte intorno dal punto di vista informatico, necessità vitale per salvaguardare la sovranità del nostro continente. Per non essere dominati dai Big Tech e dalle prossime superpotenze tecnologiche come la Cina e l’ India.

Aggiunge che tra le prime dieci Internet companies al mondo nessuna oggi è europea: le prime cinque sono americane, la sesta e la settima sono cinesi. La Cina corre velocemente e sta facendo enormi progressi per l’ educazione nella robotica e nell’ intelligenza artificiale nelle scuole, a partire dalle primarie. E denuncia che Il contributo italiano finora è stato minimo: solo 1 miliardo di euro per finanziare l’innovazione, per sostenere e far crescere le nostre start-up. Mentre la Francia dal 2016 ha destinato 10 miliardi a sostegno dell’ innovazione. E nella ricerca sull’ Ia ha messo 3 miliardi, creando 4 poli nazionali di eccellenza e decine di cattedre. Secondo un’indagine del Cnr il nostro Paese si trova appena al dodicesimo posto in Europa per il rapporto tra Pil e investimenti sulla ricerca.

“L’ Italia unica anomalia dell’ Unione Europea” è l’altro intervento che mi ha incuriosito. È apparso su “Il Sole 24 Ore” a firma di Mario Baldassarri e fa riferimento ai dati ufficiali di Eurostat dal 2000 al 2019. Il Centro studi Economia Reale ha misurato il grado di convergenza o divergenza che si è realizzato in termini di Pil pro capite reale tra i 28 Stati della Unione europea e i 19 della zona euro. In questo periodo il Pil reale pro capite è aumentato in tutti i Paesi e le differenze tra gli Stati membri si sono ridotte, l’ unica eccezione è l’ Italia. Rispetto all’ Unione europea, l’ Italia nel 2000 era al 120% della media e nel 2018 è scesa al 95 per cento. Siamo quindi l’unico Paese tra i 19 appartenenti all’area euro ad aver perso 17 punti e tra i 28 Stati dell’ Unione 25 punti. Per di più, mentre tutti gli altri hanno aumentato il loro Pil pro capite, l’Italia è l’unico Paese ad avere un Pil reale pro capite ancora oggi inferiore a quello che aveva nel 2000.

Secondo Baldassarri questa anomalia italiana non ha niente a che vedere con i parametri europei ma è in realtà collegabile a cause strutturali tutte interne e alle politiche economiche attuate dai vari governi nazionali. Denuncia che abbiamo sempre fatto una politica di bilancio restrittiva che frena la crescita e non fa austerità, continuando a fare deficit e soprattutto aumentando il debito.E aggiunge che alcuni sono stati costretti a fare austerità, ma altri hanno potuto continuare a sguazzare tra gli sprechi di spesa pubblica e le mancate entrate da evasione. Di fatto deficit e debito sono stati fatti per aumentare le spese correnti (non per investimenti) ben al di là del parallelo aumento delle tasse. Questa è stata un decisione interna non imposta da nessuno dall’ esterno.

Questo post è stato letto 202 volte

Commenti Facebook
Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.