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I silenzi colpevoli della politica

Cesena cambia, ma vedono la pagliuzza e non si preoccupano della trave

Non capisco, non mi adeguo, ma devo prenderne atto. Purtroppo. Capita sempre più spesso di  avere l’impressione che la classe politica sia disconnessa dalla realtà. O, quanto meno, non faccia lo sforzo necessario per programmare il futuro. E questo è un problema, significa che dovremo subirlo anziché governarlo. 

È logico che succeda quando si è di fronte ad un’emergenza o un evento improvviso. Quello può valere per l’immediato. Ma, per il futuro, solo non applicandosi ci si può far cogliere impreparati. Certo, capisco che parlare di programmazione a lungo termine non sia popolare e, soprattutto, consente molto meno di alzare i decibel della voce durante i dibattiti. Insomma, si preoccupano della pagliuzza e non vedono la trave.

Eppure di stimoli per elevare il livello del dibattito cittadino ce ne sono in continuazione. Ma non vengono raccolti. Ieri, ad esempio, ne è arrivato uno che ritengo importante. Ma, io credo (e temo), resterà (colpevolmente) inascoltato. 

Ancora una volta il centro studi del Comune ha fatto una fotografia puntuale e precisa di come cambia la popolazione. E, dal mio punto di vista, ha detto una cosa chiara e inequivocabile: nei prossimi quindici/venti anni Cesena cambierà in modo radicale. Sarà una città sempre più  vecchia e multietnica. Emerge da tre dati: il saldo naturale (nati/morti) continua ad essere negativo di oltre quattrocento unità, poco meno del due per cento della popolazione. Solo l’immigrazione consente di mantenere quasi inalterato il numero dei residenti. Il terzo dato riguarda i nuovi nati: nel 2019 oltre il 17 per cento è figlio di stranieri. 


Città più vecchia e multietnica comporta una serie di adeguamenti. Innanzitutto prevedere un nuovo welfare. Ma non solo per tutelare i nostri anziani (io compreso). Significa anche creare le opportunità per permettere a tutti di non restare indietro perché lo sviluppo della città passa anche e soprattutto dal livello di scolarizzazione dei propri giovani. In particolare in un momento storico che sarà dominato dalla robotica e che prevederà una diminuzione del lavoro manuale. 

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