Le cinque che oggi mi hanno colpito di più
Una rassegna stampa, quella di oggi, dominata dalle sardine e dell’attesa della riunione della giunta per le immunità che deve dare un’indicazione sul processo di Salvini. La decisione sarà presa dall’aula. Inoltre i giornali del lunedì continuano a contenere gli inserti economici. Sono cinque le notizie che mi hanno incuriosito di più. C’è anche la politica. Ma non è cronaca, bensì due interventi.
“Un’altra sinistra è possibile” titola Il Foglio un intervento di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Prima fotografa la situazione del paese: fermo da vent’anni e con un debito che rischia di strangolarlo. Aggiunge che senza crescita c’è poco da redistribuire. Ritiene che sia necessario cambiare marcia e, per farlo, ritiene servano più investimenti, pubblici e privati (ricetta keynesiana ndr).
“Un Pd in cerca di se stesso” è il titolo di Repubblica nell’intervento di Ilvo Diamanti. Il sondaggista premette che il partito rischia di perdere non tanto le elezioni, ma “senso” e “spazio” politico. Perché il territorio riassume il retroterra sociale, storico. In altri termini: l’identità. Suggerisce di trovare valori, parole e idee di interesse comune. Ma per ritrovare un’identità, aggiunge, occorre rinunciare agli opportunismi. E ricostruire un legame diretto con la società e il territorio. Con le persone.
“Tasse occulte in manovra” è il titolo di “Italia Oggi Sette” a un pezzo di Marino Longoni. L’autore rileva e riporta che nella legge di Bilancio e nel decreto fiscale sono stati nascosti più dei sei miliardi di nuove imposte, a cominciare dalla stretta sulle compensazioni. Aggiunge che sono dodici quelle che definisce tasse occulte.
“Terremoti, il flop del piano fiscale. Spesi 15milioni su due miliardi” titola il Corriere della Sera un pezzo di Mario Sensini. Rileva che sono stati richiesti (e erogati) solo 14,6 milioni, a fronte di un budget di due miliardi stanziato per garantire una detrazione fino all’85 per cento delle spese affrontate per rafforzare la resistenza sismica degli edifici. Rilevati diversi problemi, ma soprattutto: la mancata pubblicità, l’articolazione del decreto e (l’immancabile) burocrazia.
“Davos boccia l’Italia dei ragazzi inattivi: ‘Oltre due milioni non studiano o lavorano’” titola La Stampa. L’articolo è di Fabrizio Goria. Dito puntato contro l’inefficace legame tra imprese e scuole. I ragazzi inattivi sono oltre che milioni, quelli con un reddito inferiore al minimo imponibile addirittura otto milioni. Riportato un rapporto sulla mobilità sociale. Emerge che il 19,2% dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono inattivi. Siamo al 56esimo posto su 82 paesi. Va ancora peggio nelle opportunità lavorative (63esimo posto) e nella formazione continua (74esimo posto). Termina ricordando che nel periodo 2014/2019 il Fondo sociale Europeo ha dato all’Italia più di dieci miliardi di euro per ridurre l’esclusione sociale, fondi però sottoutilizzati.
Questo post è stato letto 159 volte