Agli italiani si chiedono sacrifici, bisognerebbe dare anche qualche certezza
Habemus decreto. Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, ieri, dopo una lunga serie di confronti, ha deciso: l’Italia si ferma per quindici giorni. Per la verità è una chiusura parziale. La lista delle attività indispensabili è lunga. Ma va bene così. Era necessario mandare un segnale forte e chiaro e quello è stato inviato. Adesso c’è una totale consapevolezza del periodo che stiamo vivendo. Poi, si sa, la madre dei cretini è sempre incinta e ci sarà sempre qualcuno che cercherà di fare il furbo. E, per questi signori, andrebbe applicato il massimo della pena.
È sotto gli occhi di tutti che agli italiani si stanno chiedendo dei sacrifici. Sarebbero meno pesanti se, nello stesso tempo, fossero regale certezze. Invece quelle non possono essere date né dal punto di vista sanitario e neppure economico.
Sulla sanità non mi dilungo perché non ho le conoscenze per farlo, ma l’impressione è che arriverà prima la cura del vaccino. La luce in fondo al tunnel non la si vede, ma una fiammella inizia a delinearsi. Per quanto l’economia è buio fondo. Nessuno può dire come sarà il dopo. Nei giorni scorsi uno studio ha previsto che, nel mondo, ci saranno 25 milioni di disoccupati Innanzitutto però bisognerebbe capire se la curva della ripresa sarà a “U” come nel dopo 2008 o 2013 oppure a “V” come servirebbe per dare una prospettiva al paese.
Per avere una curva a “V” serve lavorarci da subito per essere pronti ad agganciare la ripresa. Per prima cosa bisognerà abbattere, dalle fondamenta, la burocrazia. l’Italia ha un grande vantaggio, un’eredità lasciata dal governo Gentiloni: un pacchetto di opere pubbliche del valore di oltre cento miliardi già finanziati. Farle partire non appesantirebbe il bilancio e sarebbe ossigeno puro per l’economia. Però c’è il freno tirato dal codice degli appalti. Bisognerebbe superare l’ostacolo adottando la soluzione scelta per il cantiere dell’Expo o il ponte di Genova: il commissario. È un estremo rimedio, ma a mali estremi…
C’è poi il problema del turismo. Qui la situazione è drammatica. Si calcola un mancato introito di circa 29 miliardi, per tutta la filiera. Cifra contenuta in uno studio Cst fatto per Assoturismo e pubblicato da repubblica.it. Quindi siamo di fronte ad un malato grave che non potrà certo essere curato con un’aspirina. E quello che è stato fatto fino ad ora è acqua fresca.
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