Documento dei sindacati dopo la videoconferenza con il Prefetto sulla ripresa lavorativa
Se non è rottura poco ci manca. Non a caso i sindacati sono pronti allo sciopero. Dopo la videoconferenza con il Prefetto hanno saputo che circa 600 imprese hanno proseguito o ripreso l’attività inviando le comunicazioni alla Prefettura. La cosa non è piaciuta a CGIL, Cisl e Uil che, alla luce di quello che riporta il codice Ateco, rilevano che molte non siano attività essenziali. Per questo hanno espresso il loro rammarico. Questa la nota.
Comprendiamo e siamo i primi a dirlo che il paese non può fermare le attività essenziali, e siamo fortemente preoccupati per le ripercussioni economiche di questa emergenza ma nello stesso tempo non è più accettabile che le restrizioni si fermino ai cancelli delle imprese.
Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha ridotto nuovamente e su richiesta delle organizzazioni sindacali le attività considerate essenziali, rischia di essere vanificato dalla possibilità di deroga che nel nostro territorio si sta utilizzando in modo massivo.
Facciamo quindi appello al sistema delle imprese di agire con senso di responsabilità. Il numero allarmante di comunicazioni di prosecuzione attività giunto alla Prefettura, seppur ci sia stato garantito che si lavorerà con la massima celerità per vagliare le richieste, presuppone tempi e valutazioni che non possono trovare un riscontro immediato, con il rischio di vanificare le restrizioni condivise anche da CGIL CISL UIL a livello nazionale.
Nella videoconferenza, si è richiesto alla Prefettura di mettere in primo piano la salute e la sicurezza delle cittadine e cittadini e delle lavoratrici e lavoratori, adottando le seguenti misure:
1: tenere in considerazione le segnalazioni delle organizzazioni sindacali sulle comunicazioni di prosecuzione delle attività;
2: intervenire sulle attività non essenziali e determinare il fermo produttivo sul quale possiamo oggi intervenire attivando gli ammortizzatori sociali a tutela del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori;
3: collaborare rispetto alle segnalazioni sulle mancanze di applicazione del protocollo di Salute e sicurezza per tutte le attività essenziali che devono restare aperte;
4: monitorare congiuntamente le richieste che giungono alla Prefettura attivando una cabina di regia con le parti sociali.
Su queste richieste la Prefettura pur indicando che cercherà di lavorare celermente alla data di ieri non ha definito un percorso condiviso. Tenuto conto che il Ministero dell’Interno è intervenuto con circolari a tutte le Prefetture chiedendo di ricomprendere le organizzazioni sindacali tra i soggetti con cui interloquire per la verifica delle imprese che hanno richiesto o richiederanno la prosecuzione dell’attività, chiediamo ai Sindaci, ai Consiglieri regionali, ai Parlamentari locali, di agire nell’interesse generale chiedendo assieme a noi che la Prefettura si faccia parte attiva e convochi le parti sociali.
Evidentemente qualora nel nostro territorio per effetto della “pratica di comunicazione alla Prefettura” le attività restassero aperte, non escludiamo la proclamazione di iniziative anche di sciopero, nell’interesse della salute pubblica
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