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Un elogio di Gabriele Zelli ai giornalisti, di qualsiasi settore, e agli edicolanti ai tempi del Coronavirus

Chi il 27 marzo scorso ha assistito in diretta alla preghiera di Papa Francesco da piazza San Pietro per invocare la fine della pandemia causata dalla diffusione del Covid 19,  avrà sicuramente colto l’importanza della profonda riflessione del pontefice. In particolare quando ha sostenuto: “È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti”. 
Proprio così ha detto il Papa: per chi crede la preghiera è sempre un momento fondamentale, ma per uscire da questa emergenza conta il lavoro silenzioso, cioè l’abnegazione, di coloro che non godono delle “grandi passerelle dell’ultimo show” perché hanno capito “nessuno si salva da solo”.
Altre categoria che in questo periodo stanno svolgendo un servizio straordinario sono quelle degli addetti all’informazione, di qualsiasi genere, e gli edicolanti. Dell’importanza del lavori dei primi siamo consapevoli (non tutti però lo sono in particolare chi in tempi recenti proponeva tagli economici all’editoria), così come del valore della libertà di stampa e di espressione. Il lavoro quotidiano dei secondi è da valorizzare ulteriormente perché mi hanno colpito le parole di un edicolante che commentando quanto sta accadendo ha detto: “Dobbiamo resistere, tenere duro, l’informazione è fondamentale nei momenti di crisi e anche se è difficile si deve restare aperti così come è accaduto durante la II Guerra Mondiale». 
Anche gli edicolanti fanno parte, come sottolineato da Papa Francesco, di quelle migliaia di donne e di uomini che garantiscono la tenuta dei servizi essenziali, in quanto protagonisti di un servizio altrettanto fondamentale: quello di garantire la diffusione delle notizie libere. 
Diceva Alberto Moravia: «Quando le informazioni mancano, le voci crescono». In questi giorni difficili di emergenza nazionale, possiamo capire fino in fondo la profondità della sua osservazione. Quante voci stonate, false, allarmistiche, medioevali, si sono levate tra le persone le quali, invece di informarsi con le notizie vere, si sono affidate al tam tam dei social.
Leggere un quotidiano è importante come lavarsi le mani e mantenere le distanze di sicurezza previste dai medici. Informarsi significa togliersi di dosso dubbi, pregiudizi, panico. Se siamo in grado di capire cosa sta succedendo, avremo un’arma in più contro l’incertezza che ci fiacca. Proprio per questo, oltre alle notizie che ci arrivano dalla televisione, leggere sui giornali il pensiero di giornalisti che approfondiscono quelle notizie, le allargano, le interpretano, è un modo essenziale per avere coscienza di ciò che accade. Gabriele Zelli  

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