Sui seicento euro striglia lo Stato
Graziano Gozi non le manda a dire. Il direttore della Confesercenti cesenate pur senza andare sopra le righe, come è nella sua indole, sulla vicenda dei 600 euro agli autonomi striglia il governo.
Mi piacerebbe affermare senza essere smentito che in qualsiasi Paese civile c’è un Patto fra cittadini e Stato. Pago le tasse ed ho diritto a servizi. Dobbiamo rispettare regole, abbiamo diritti e doveri. Lo Stato deve aiutare ed educare insegnando questi principi ai cittadini. In tempi di Coronavirus, il Governo ha deciso che gran parte delle attività commerciali, bar e ristoranti dovevano essere chiusi. I titolari delle attività, disciplinatamente, hanno rispettato questa indicazione. Non è stato necessario presentare una domanda per chiudere. Anzi, se aprivi il negozio eri sanzionato. Mi chiedo perché, allora, quegli stessi titolari d’impresa devono procurarsi dei codici e precipitarsi nel sito dell’Inps per ottenere 600 euro. Governo e Inps, fra l’altro, si affannano a dire che non occorre preoccuparsi perché le risorse saranno disponibili per tutti. Lo spettacolo di questi giorni è desolante. Se i 600 euro sono un diritto, vanno erogati e basta. Senza fare nessuna domanda ma accreditandoli direttamente. Viviamo l’epoca della fattura elettronica, dello scontrino elettronico, dei controlli incrociati fra tutti gli Enti in una logica di “sorveglianza” nei confronti delle imprese. Uno Stato “amico”, che ti vuole stare vicino, avrebbe detto “dammi il tuo conto corrente e al più presto riceverai i 600 euro”. Perché se le imprese hanno un diritto, per esercitarlo non dovrebbero fare nessuna richiesta. Siamo soffocati dalla burocrazia e non semplifichiamo mai niente, nemmeno in queste occasioni.
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