C'è chi ipotizza cambiamenti radicali, altri meno
Nulla sarà più come prima. Quante volte abbiamo sentito questa frase. Se ne è abusato dopo la crisi del 2008. Quella che sembrava dovrebbe essere uno spartiacque. Poi è cambiato poco o nulla. Ci furono morti e feriti, ma il mondo non è rimasto lo stesso. Lo stesso dicasi per i primi anni Settanta. Quando ci fu l’austerity. Un periodo che segnò profondamente la nostra esistenza. E poi… passata la festa gabbato lu santu.
E adesso? Ora c’è questo maledetto virus che ci ha costretti a cambiamenti radicali che stanno modificando non solo le nostre abitudini, ma anche l’ambiente che ci circonda. Non a caso sono migliorati tutti i parametri ambientali. Certo, non si può pensare che tutto resterà come adesso. La quasi totale assenza di traffico può anche essere bello e romantico, ma sarebbe sinonimo non di quella decrescita che per qualcuno era quasi un mantra, ma di una catastrofe più o meno totale.
Il primo cambiamento inizierà ad esserci con la ripresa produttiva. Solo allora si inizierà a capire come andranno le cose. Certo, rispetto al passato c’è un presupposto diverso: la ripresa (fase due e tre) non significherà che tutto è tornato alla normalità. Assolutamente no. Con il virus ci dovremo convivere per un po’ di tempo, fino a quando non sarà trovato il modo di arginarlo. La sensazione è che arriverà prima il farmaco del vaccino. Quindi per diversi mesi mascherine e distanziamento sociale saranno parole d’ordine. Purtroppo in molti non hanno ancora capito che non c’è un bottone on/off col quale spegnere o riaccendere.
E dopo? È questa la domanda della cento pistole. Per quanto riguarda la ripresa produttiva/economica siamo nelle mani del governo, ma non solo. Anche l’Europa avrà un ruolo di primo piano. Ma anche per quanto concerne le nostre abitudini c’è un grande punto interrogativo. Torneremo ad essere quelli di prima o no? Gli eventuali cambiamenti in che misura modificheranno le nostre abitudini, ma soprattutto le scelte quotidiane.
Il turismo, ad esempio. Secondo il Corriere della Sera ci sono operatori che immaginano una ripartenza del turismo a ritmo dell’Italia degli anni Cinquanta. E cioè un turismo di prossimità, fatto di gite fuori porta, escursioni nelle valli e in montagna. E pare che pure i tour operator si adeguino. Alpitour, primo player italiano, si sta attrezzando per una stagione all’insegna del made in Italy. Anche l’edilizia potrebbe essere interessata da cambiamenti radicali. Ci sono studi, a partire vada quello di Nomisma, che potrebbero mettere in discussione anche alcune scelte amministrative fatte dagli enti locali negli ultimi tempi. Non solo per il residenziale. Ne riparleremo domani.
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