Interessante post su Facebook di Giancarlo Petrini, direttore del Credito Cooperativo Romagnolo
L’ho sempre stimato, sia come uomo che come banchiere. Sto parlando di Giancarlo Petrini, direttore del Credito Cooperativo Romagnolo. Non avevo bisogno di conferme. Ma il mio giudizio si è certamente rafforzato dopo aver letto il post che ieri sera ha caricati su Facebook. Pur sapendo che abbiamo molti amici in comune, lo ripropongo perché è un bene se lo legge anche una persona in più.
Circa 15 anni fa partecipai ad un convegno in Vaticano. Erano presenti alcuni economisti di fama, il direttore dell’OMS. Mettevano in guardia sugli effetti della globalizzazione regolata dal mercato e senza alcun intervento delle autorità. Il comportamento delle imprese alla ricerca del massimo profitto, che fino al 1990 era stata limitata dalla presenza del pericolo comunista, avrebbe portato l’umanità a una forte polarizzazione sociale, con evidente divario economico tra ricchi e poveri, riduzione del welfare e in particolare l’assistenza sanitaria e agli anziani.
La possibilità di produrre a livello globale avrebbe portato le imprese a cercare il contenimento dei costi andando a produrre in luoghi dove non esistono regolamentazioni mirate alla salvaguardia dei diritti umani dei lavoratori, dell’ambiente. La deregolamentazione avrebbe dato la possibilità di trasferire i redditi in nazioni con pressione fiscale più bassa. Questa ipotesi avrebbe indebolito i paesi più aperti al welfare, sono le nazioni che investono sulla formazione, sulla tutela della salute e dell’ambiente.
Trasferire alle nazioni in concorrenza fiscale le sedi delle società, riduce al proprio Stato la capacità di finanziare con regolarità questo genere di investimento. Solo le nazioni dotate di risorse naturali ed elevati capitali avrebbero potuto reggere la competizione equilibrando gli interventi sociali in base al proprio bilancio. Avere prodotto in aree senza regolamentazione e controlli, in un mondo interconnesso e che comunica in tempo reale, porta conseguenze imprevedibili non solo in campo economico.
Abbiamo importato (per parlare solo dell’Italia) la zanzara tigre che trasmette virus letali, la cimice cinese, il coronavirus. l’ondata di immigrati ne è una conseguenza. Ora scopriamo che esiste un altro tipo di guerra, non solo quella militare tout court ma anche quella sanitaria ed economica. Gente che scappa da situazioni critiche sotto il profilo sanitario e sociale, è gente che affronta quotidianamente una guerra simile a quella che oggi combattiamo noi con il virus.
Cosa voglio dire: per me non esiste prezzo per la vita umana, ma parte dell’umanità ha la pretesa di definirlo e sulla base di questo valore, individuare ciò che è giusto e ciò che non lo è. In realtà stabilisce ciò che li favorisce di più. L’umanità ha perso in buona parte il senso del rispetto dell’altro, del diverso, dell’inadatto. Valori che per molti aspetti sono alla base delle religioni e che oggi sono in forte contestazione. Non pretendo di convincere che esiste un Dio ma certamente la natura ci mette in guardia sulle conseguenze di un eccesso di individualismo che esaspera lo sfruttamento delle risorse umane e ambientali, e la natura non fa sconti da 4 miliardi di anni.
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