L'agricoltura è uno dei settori a rischio, ma non è l'unico. Coda serve per combattere il fenomeno
L’emergenza sanitaria determinata dal coronavirus ha parzialmente oscurato una notizia importante: l’arresto e lo smantellamento di un’organizzazione di caporali pakistani che schiavizzavano braccianti agricoli per farli lavorare a 50 euro al mese nei campi dei nostri agricoltori.
Una vergogna che deve scandalizzare, ma non stupire. Forse impressionano i termini. In effetti fa rabbrividire sentir parlare di 50 euro al mese. In confronto gli sfruttatori delle prostitute nigeriane che all’inizio degli anni Novanta imperversavano a Rimini erano delle educande. Ma non possiamo far finta di cadere dal pero sentendo parlare di caporalato. È un fenomeno che imperversa da tempo anche in Romagna. È da quasi quindici anni che il sindacato lancia l’allarme.
All’inizio inascoltato o quasi, poi preso in seria considerazione facendo una legge che nei principi è buona, ma, di fatto, monca: non sono mai stati dati ai servizi ispettivi del lavoro e alle forze dell’ordine le risorse umane e finanziarie adeguate per contrastare questo tipo di fenomeno. Senza poi parlare della mancata prevenzione per la quale ci sono passaggi specifici proprio nella legge.
È un bene che sia stata smantellata l’organizzazione pakistana, ma non dobbiamo esultare. Lo si potrebbe fare se gli investigatori fossero messi nelle condizioni di contrastare in modo adeguato un fenomeno molto diffuso e che rischia di dilagare nel dopo crisi, momento nel quale rischia di essere messo a rischio il modello di coesione per l’esplosione delle disuguaglianze. In particolare tra i protetti di salari o rendite e i non protetti.
Per evitare che la pandemia le accentui è necessario combinare le ricchezze di cui disponiamo nella dimensione vitale del territorio, per favorire la coesione proprio dove pubblico e privato interagiscono. Una fase nella quale sarà fondamentale saper coinvolgere anche l’enorme capitale rappresentato dal no profit che, in questa prima fase dell’emergenza si ha avuto l’impressione che sia stato sottoutilizzato.
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