Pittore e caricaturista che ha amato Forlì
Il 27 aprile ricorre il centenario della nascita dell’artista Enzo Pasqui (Forlì 27 aprile 1920 – 7 ottobre 1998), un eccellente pittore e caricaturista, un personaggio che ha amato molto la sua città e che con essa si è dimostrato sempre generoso. Lo è stato, chi scrive può testimoniarlo, anche con diverse associazioni del volontariato forlivese, alle quali ha donato bozzetti per realizzare inviti, cartoline, stemmi. Questa produzione seppure dispersa in tanti rivoli, sicuramente non è secondaria, come le tantissime e straordinarie caricature fatte all’istante, magari a tavola su un tovagliolo di carta durante un pranzo e donate al vicino di posto appena ritratto che, nella stragrande maggioranza dei casi, la incorniciava e la affiggeva nel salotto di casa.
Enzo Pasqui, figlio di Domenico (economo provinciale delle poste) e di Vienna Benzoni, iniziò prestissimo l’attività di disegnatore, nonostante si fosse diplomato ragioniere. L’inclinazione per l’arte caratterizzò costantemente la sua vita che lo portò, tra le altre vicissitudini, dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, ad arruolarsi volontario nel corpo dei Bersaglieri (fino alla morte fu un’attivo socio della Sezione di Forlì dell’Associazione Nazionale Bersaglieri ndr) per poi essere destinato a combattere sul fronte russo, dopo essersi classificato quinto nella graduatoria del 1° corso allievi ufficiali di completamento a Pola (1941/1942). Al fronte si distinse in azioni di guerra sul fiume Don, ma di questo periodo ricordava più l’ardore giovanile piuttosto che le vicende belliche. Infatti per i soldati italiani poco preparati e mal equipaggiati quello scacchiere di guerra, il cosiddetto “fronte orientale” dove si registrarono oltre trenta milioni di morti, in maggioranza civili, sugli oltre settanta milioni causati dal conflitto, fu particolarmente drammatico perché rappresentò il più importante scontro tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista e, più in generale, lo scenario fondamentale che decise le sorti, negli anni tra il 1941 e il 1945, del conflitto in Europa. Inizialmente i reparti italiani che dal 1941 al 1943 operarono a fianco delle forze tedesche furono composti da un corpo d’armata assistito da una modesta componente aerea, ma dall’estate del 1942 gli eventi resero necessario l’invio di forze più consistenti e altri due corpi d’armata confluirono assieme al Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR) per formare l’Ottava Armata (ARMIR), che combatté in Unione Sovietica fino alla sua completa disfatta nel gennaio 1943 con tutte le sconvolgenti conseguenze in termini di morti e feriti.
Dopo la guerra Enzo Pasqui riprese gli studi e si laureò in economia, trovò lavoro presso l’Ufficio del Registro e ne divenne il direttore; nel 1965 era ispettore della tasse del Compartimento di Bologna e, sedici anni dopo, conservatore delle ipoteche di Forlì. Nel contempo, seguendo una naturale propensione per l’arte pittorica e grafica, progettò arredi per negozi, si dedicò alla caricatura, alla pittura e alla grafica pubblicitaria. Fu anche un inventore, come dimostrano la carenatura di una Gilera 125, i cambi multi-rapporti per cicli, un silenziatore per fucile mitragliatore. Pittore di talento, la sua attività artistica si espletò in 83 mostre personali di cui due all’estero, 34 collettive all’estero con 12 premiazioni o segnalazioni, 517 collettive nazionali con 191 premiazioni o segnalazioni, 120 estemporanee, con 66 premiazioni o segnalazioni. Complessivamente furono 754 le manifestazioni a cui partecipò in mezzo secolo di attività artistica e 269 i riconoscimenti ricevuti; 2.654 gli oli su masonite, numerati e catalogati dallo stesso Pasqui, che in questo modo dimostrò sia in ambito personale sia in quello lavorativo una particolare propensione per la precisione e la conservazione.
In tante case romagnole, e non solo, campeggiano i suoi quadri che per l’autore devono “rasserenare e tenere compagnia, far vibrare le corde migliori che sono in noi perché la realtà è così intrigante e si propone in infiniti modi: è sufficiente illuminare di più un oggetto, cambiare un punto di vista per far risaltare significati che spiazzano completamente quelli già acquisiti”.
Nel 2008, decennale della scomparsa, la vedova di Enzo Pasqui, Gea Geltrude Geminiani donò al Comune di Forlì il quadro “Il bersagliere di Tychovdkoy”, olio su masonite, datato 1969, primo classificato al concorso nazionale “Il Bersagliere”, uno dei rarissimi quadri in cui l’autore dipinse il volto dei protagonisti mentre la sua produzione è caratterizzata da opere dove le persone, donne o uomini, vengono sempre ritratti di spalle. L’opera donata è collocata dal 3 novembre 2008 presso la chiesa di Sant’Antonio Vecchio, il Sacrario dei Caduti forlivesi di tutte le guerre, mentre presso la chiesa del Suffragio, sempre a Forlì, è collocata una stele su disegno di Pasqui in memoria dei caduti del Conte Rosso, la nave italiana silurata da un sommergibile inglese al largo di Siracusa e inabissatasi provocando 1.297 morti.
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